“Ciò che ha reso Marte un mondo così vivo, nonostante sia disabitato, è proprio la varietà di significati che gli abbiamo attribuito, proiettandoci ciascuno un pezzo di sé e fintanto che se ne starà lì a debita distanza, ciascuno potrà continuare a vederci ciò che vuole. Il problema verrà dopo”. Così Silvia Kuna Ballero, astrofisica e divulgatrice scientifica, nel suo ultimo libro che affronta il fascino intrigante e imperituro di questo pianeta del sistema solare, nonché il tema controverso della colonizzazione marziana, un insediamento umano per sfuggire all'estinzione in una Terra sovrappopolata, distrutta dalle guerre e diventata inospitale per la crisi climatica.
Rapsodia marziana: un racconto corale
“Rapsodia marziana” è un racconto corale su un pianeta, quello rosso color del sangue e della ruggine, che da sempre affascina e ispira l'uomo con storie, sogni e mitologie, al punto da sentirlo e volerlo vivere come un mondo alternativo. L'autrice ci fa scoprire questo corpo celeste, sia sotto il profilo scientifico che culturale, attraverso un’esplorazione appassionata.
Sembra quasi di viaggiare con lei mentre compie voli interplanetari nell'immaginario collettivo, dai tempi antichi sino a oggi, presentando un'ampia panoramica della letteratura narrativa e cinematografica e delle varie missioni spaziali.
Marte come orizzonte e specchio
“Cos'è Marte? Un pianeta, certo, ma anche un orizzonte da raggiungere, che appare talvolta vicino e talvolta lontanissimo. È una possibile futura casa per l'umanità. Sicuramente è una fonte di ispirazione per scienza e fantascienza. E per quanto arrugginito, è da sempre uno straordinario specchio per la nostra società, le nostre ambizioni e i nostri sogni”, si legge nella prefazione a cura di Luca Perri.
Tra scienza, filosofia e fantascienza
L'autrice spiega che il metodo scientifico da solo non basta per esplorare e conoscere un mondo così lontano, a 225 milioni di chilometri, raggiungibile in sette mesi di navigazione spaziale “con il rischio anche di schiantarsi durante i 400 secondi di atterraggio a causa della resistenza della sua atmosfera”.
Per soddisfare quella curiosità tipicamente umana che spinge ad alzare gli occhi al cielo cercando di raggiungere Marte, l'uomo ha avuto bisogno, prima che i rover vi atterrassero e scattassero fotografie, anche della filosofia, della fantasia e della fantascienza.
La frontiera marziana e le missioni
L'esplorazione marziana condotta da Kuna, tra libri, film e missioni, è un viaggio che avviene su tre linee: spaziale, temporale e del sé. L'opera si struttura in sette capitoli in cui l'autrice indaga sul mito, la frontiera, l'utopia, l'ecofantascienza, l'invasione, il diverso, l'oltre.
L’interesse per Marte è cresciuto quando l'uomo ha esaurito sulla Terra anche l'ultima frontiera esplorabile, quella selvaggia dell'Ovest e persino l'Antartide. In un mondo improvvisamente troppo piccolo, lo sguardo si è alzato verso l’alto.
Il mito di un Marte abitato è crollato con le prime sonde, mentre David Bowie ancora cantava Life on Mars? nel 1971. Si è scoperto infatti che è una frontiera senza vita. Eppure gli esperimenti biologici e le osservazioni geomorfologiche su Marte continuano.
Terraformare Marte o la Terra?
Un concetto interessante sviluppato nel libro è quello del terraformare, ossia l'idea di modificare artificialmente l'ambiente marziano per renderlo vivibile. L'autrice si interroga: perché non usare queste possibilità per terraformare la Terra, ripristinando condizioni ottimali per il clima e risanando l'ambiente?
Altri studiosi sostengono invece la teoria della pantropia, ossia la creazione di una specie artificiale di Homo Martianus, ottenuta alterando chirurgicamente tessuti e organi così da sopravvivere su Marte senza tute e caschi spaziali.
Fantascienza, diversità e società
Le storie marziane di genere fantascientifico diventano occasione per l'autrice di trattare temi sociali, etici e politici: uguaglianza di genere, emancipazione femminile, progresso, fenomeno migratorio e delle generazioni successive. Marte resta uno specchio della Terra e delle fragilità umane.
La definizione di “marziano” si estende a persone fuori dal comune, spesso percepite come diverse o difficili da integrare. Secondo l’autrice, diventare “alieni” per un po’ ci aiuterebbe a comprendere meglio gli altri.
Marte, specchio della nostra umanità
Da semplice pianeta, Marte diventa così molti mondi diversi, quanti sono i significati e le proiezioni che gli attribuiamo. Lo abbiamo fatto diventare vivo e simile a noi, nonostante sia disabitato. Per quanto arrugginito e inospitale, resta uno straordinario specchio della nostra umanità.
La lettura di Rapsodia Marziana riporta alla mente le parole di Kurt Vonnegut: “Tutti su Marte vengono dalla Terra. Credevano che su Marte sarebbero stati meglio. Nessuno riesce a ricordare cosa ci fosse di così brutto sulla Terra”.
Marte diventa la rappresentazione di una seconda possibilità, un posto nuovo nell'universo da chiamare casa. Di fronte a questo remoto futuro, l’autrice ci invita a riscoprire ciò che di bello abbiamo ancora sulla Terra.