Joseph Lister e la nascita dell’antisepsi chirurgica

Scritto il 27/08/2025
da Daniela Accorgi


Nel XIX secolo, sottoporsi a un’operazione chirurgica era come giocare alla roulette russa. Un detto comune tra i medici era:

“L’operazione è riuscita… ma il paziente è morto”.

Le infezioni post-operatorie erano così frequenti che i reparti chirurgici erano immediatamente riconoscibili dall’odore pungente di putrefazione.

La teoria dei miasmi

Ma a chi si attribuivano queste morti? All’epoca, la colpa non era dei batteri – che nessuno conosceva ancora – ma di fantasmi invisibili chiamati miasmi, l’“aria cattiva” che si pensava potesse avvelenare le ferite.

Spesso la responsabilità ricadeva anche sul paziente stesso, considerato fragile o predisposto alle malattie, oppure sull’ambiente dell’ospedale, sporco e maleodorante. In alcuni casi, le infezioni erano viste come una fatalità inevitabile o persino come punizione divina.

Pasteur e la svolta di Lister

Fu solo grazie alle scoperte di Louis Pasteur e al coraggio di Joseph Lister che si comprese la vera causa: i microrganismi invisibili presenti su mani, strumenti e nell’ambiente potevano invadere le ferite e uccidere.

Da questa consapevolezza nacque l’idea rivoluzionaria dell’antisepsi, la prima arma scientifica per proteggere la vita dei pazienti.

Joseph Lister osservava con frustrazione il destino dei suoi pazienti: anche dopo un’operazione apparentemente riuscita, molti morivano per infezioni che nessuno riusciva a spiegare. La svolta arrivò quando lesse gli studi di Pasteur, che dimostravano come la fermentazione e la putrefazione fossero causate da microrganismi invisibili.

Lister capì subito il collegamento: se i batteri potevano rovinare la birra o il latte, potevano anche infettare le ferite. La domanda era: come uccidere questi microrganismi senza danneggiare il paziente?

La scoperta e l’uso del fenolo

La risposta arrivò osservando le pratiche di bonifica industriale. Le autorità di Carlisle trattavano le acque reflue maleodoranti con creosoto, un composto che riduceva sia l’odore sia le malattie negli animali e negli uomini. Analizzando il principio attivo, Lister scoprì l’acido fenico, o fenolo, noto per le sue proprietà disinfettanti.

Lister trasse ispirazione da questa soluzione pratica della vita reale:

Se un simile principio poteva purificare le acque reflue, perché non provare a usarlo per proteggere le ferite dei pazienti?

Nasceva così l’idea di impiegare l’acido fenico come primo antisettico chirurgico.

Decise allora di utilizzarlo in chirurgia in tre modi innovativi:

  • Imbevendo le garze e medicazioni, per proteggere le ferite;
  • Lavando mani e strumenti, per ridurre i batteri trasportati dal personale;
  • Nebulizzandolo nell’aria della sala operatoria, creando un “velo protettivo” contro i microrganismi presenti nell’ambiente.

Era un approccio pionieristico: per la prima volta, la prevenzione delle infezioni si basava su prove scientifiche e non sul fatalismo, aprendo la strada all’era dell’antisepsi e salvando migliaia di vite.

Il primo intervento rivoluzionario

L’acido fenico, oggi conosciuto come fenolo, ha una storia tutta sua. Fu scoperto per la prima volta nel 1834 dal chimico tedesco Friedlieb Ferdinand Runge, che lo isolò dal catrame di carbone chiamandolo “Karbolsäure”. Qualche anno dopo, nel 1841, il francese Auguste Laurent riuscì a ottenere il fenolo in forma pura, proponendo il nome derivato da “phène”. Infine, nel 1843, il chimico Charles Gerhardt ufficializzò il termine “fenolo”, consolidandone l’identità nella chimica.

Il 12 agosto 1865, Joseph Lister compì un passo che avrebbe cambiato per sempre la chirurgia. Il suo paziente era un ragazzo di undici anni con una frattura della gamba.

Lister decise di provare qualcosa di radicale: medicò la ferita con garze imbevute di fenolo. Il risultato fu sorprendente: la ferita guarì senza suppurazione.

Il ragazzo riportò solo qualche irritazione cutanea, ma era evidente una svolta epocale: per la prima volta, una ferita chirurgica poteva essere protetta dai microrganismi invisibili che fino ad allora avevano condannato migliaia di pazienti. Questo intervento segnò la nascita dell’antisepsi chirurgica, la prima arma scientifica per combattere le infezioni e salvare vite umane.

Lo spruzzatore di fenolo

La sua soluzione fu rivoluzionaria per l’epoca: Lister ideò uno spruzzatore di fenolo, un dispositivo semplice ma geniale. Un contenitore metallico pieno di soluzione di fenolo veniva collegato a una pompa manuale; azionandola, la soluzione si trasformava in una nebbia sottile che avvolgeva il campo operatorio e gli strumenti.

In pratica, Lister creava un “velo protettivo” invisibile che cercava di uccidere i batteri presenti nell’aria.

Ovviamente, la pratica aveva dei limiti: la nebbia irritava le vie respiratorie di medici e pazienti e lasciava un odore pungente. Ma il concetto era chiaro: non si trattava più di accettare le infezioni come fatalità, ma di prevenirle scientificamente. Grazie a questa intuizione, l’antisepsi si estese rapidamente anche a strumenti chirurgici, camici e mani del personale, aprendo la strada alla chirurgia moderna e alla futura asepsi, dove la prevenzione dei batteri diventava ancora più sicura e mirata.

La trasformazione della chirurgia

L’esperienza di Lister trasformò per sempre la chirurgia: da un campo dove le infezioni erano quasi inevitabili a un ambiente in cui la prevenzione scientifica dei microrganismi diventava possibile.

La nascita dell’antisepsi non fu solo una svolta tecnica, ma anche culturale: dimostrò che le infezioni potevano essere controllate, salvando migliaia di vite e gettando le basi della chirurgia moderna.

L’eredità oggi

Oggi sappiamo che l’antisepsi consiste in pratiche mirate a ridurre i microrganismi presenti sulla pelle prima di qualsiasi intervento invasivo. Grazie alle intuizioni di Lister, ogni gesto chirurgico ha oggi una protezione scientifica:

Il rischio di infezione non è più una condanna inevitabile, ma una sfida che la medicina sa affrontare con strumenti e conoscenze consolidate.

Bibliografia

Fitzharris, L. (2017). L’arte del macello. Come Joseph Lister cambiò il mondo raccapricciante della medicina vittoriana. Milano: Bompiani.