La Fondazione GIMBE ha messo nero su bianco ciò che molti fingono di non vedere: il Servizio Sanitario Nazionale sta perdendo la bussola dell’articolo 32 della Costituzione. Se non si interviene subito, la sanità pubblica rischia di diventare un valore evocato nei convegni ma lontano dalla realtà quotidiana di milioni di cittadini e operatori.
Un sistema in crisi di identità
Da anni il SSN si sta sgretolando, pezzo dopo pezzo, regione dopo regione. Le differenze territoriali si sono trasformate in diseguaglianze di accesso e i principi di universalità, uguaglianza ed equità restano troppo spesso soltanto parole nei documenti ufficiali. Oggi la sanità pubblica è schiacciata tra frammentazione istituzionale e logiche di mercato, mentre gli operatori reggono il sistema con turni impossibili e prospettive di carriera poco attrattive.
La bussola costituzionale esiste: è l’articolo 32. Il problema è che abbiamo smesso di guardarla.
Il valore del Piano GIMBE
In questo contesto, il nuovo Piano di rilancio del SSN elaborato da GIMBE (ottobre 2025) è una chiamata alla responsabilità collettiva. Non un elenco di buone intenzioni, ma una mappa per ricostruire senso e sostenibilità del sistema pubblico. I nodi che affronta sono quelli veri: personale, sprechi e inappropriatezze, governance Stato-Regioni, digitalizzazione, dati aperti, informazione scientifica, prevenzione e rapporto pubblico–privato.
Non c’è nulla di ideologico: c’è la concretezza di chi legge la realtà con lenti evidence-based. Ma la scienza, da sola, non basta se manca la volontà di cambiare davvero.
Un patto reale, non retorico
Il Piano chiede un patto politico, sociale e professionale. Un patto politico che metta fine alle guerre di confine tra Stato e Regioni, restituendo al SSN una regia nazionale autorevole e strumenti di verifica efficaci. Un patto sociale che educhi a un uso responsabile dei servizi, ricostruendo fiducia e consapevolezza dei diritti e dei doveri. Un patto professionale che rimetta al centro il valore del lavoro sanitario, innovando formazione, percorsi di carriera e sistemi di valutazione delle competenze.
Il SSN non si salva solo con più fondi — che servono — ma con un cambio di mentalità: tornare a considerarlo un bene comune, non un campo di battaglia tra interessi o un mercato di prestazioni.
Oltre la denuncia, il coraggio delle scelte
Denunciare non basta più. Il documento GIMBE mette in fila i nodi irrisolti, ma spetta alla politica scioglierli. Alla società civile il compito di vigilare, per evitare il solito gioco di annunci e rinvii. Gli operatori hanno già dato: anni di sacrifici, retribuzioni stagnanti, scarsa considerazione. Se perdiamo la fiducia dei professionisti, perdiamo il futuro del SSN.
I quindici punti: la bussola operativa
Il Piano concentra la rotta in 15 direttrici. Qui la sintesi ragionata, con l’impatto atteso:
- Personale sanitario: rilanciare politiche sul capitale umano e rendere attrattiva la carriera nel SSN, innovando formazione e valutazione.
- Sprechi e inefficienze: ridurre inappropriatezze, frodi e abusi; riallocare risorse dove generano valore.
- Sanità integrativa: riportare i fondi al loro ruolo integrativo rispetto ai LEA, arginando diseguaglianze e privatizzazione strisciante.
- Ricerca indipendente: potenziare ricerca clinica/organizzativa e valutazione d’impatto delle politiche pubbliche.
- Trasformazione digitale: investire in competenze e cultura digitale di professionisti e cittadini, per equità ed efficienza.
- Dati pubblici e accessibili: open data per studi indipendenti, valutazioni comparative e decisioni informate.
- Informazione scientifica: rafforzare alfabetizzazione sanitaria e contrasto alle fake news per decisioni consapevoli.
- Partecipazione e coesione: coinvolgere comunità e società civile; il SSN come motore di equità e sviluppo.
- Salute in tutte le politiche: approccio Health in All Policies — ambiente, lavoro, scuola, fiscalità.
- Governance Stato–Regioni: indirizzo e verifica nazionale per ridurre diseguaglianze e sprechi, nel rispetto dell’autonomia.
- Finanziamento pubblico: incremento progressivo per allinearsi almeno alla media UE, garantendo LEA e innovazioni.
- Livelli Essenziali di Assistenza: aggiornamento continuo, accesso rapido alle innovazioni ed esclusione delle pratiche obsolete.
- Servizi sanitari e socio-sanitari: programmazione sui bisogni reali e reti multiprofessionali integrate territorio–ospedale–sociale.
- Prevenzione e promozione della salute: più investimenti e approccio One Health.
- Rapporto pubblico–privato: integrazione sana e controllata, meno ricorso al libero mercato per necessità.
La sanità è il termometro della democrazia
La sanità pubblica misura lo stato di salute della nostra democrazia. Dove il diritto alla cura diventa privilegio, la democrazia si ammala. Servono scelte nette: più trasparenza, più equità, più responsabilità condivisa. Difendere il SSN significa difendere l’idea stessa di comunità, quella che non lascia indietro nessuno.
Il SSN è un bene comune. Non lasciamolo scivolare via.