Guerra dei droni: la nuova era dei conflitti e le implicazioni per la salute

Scritto il 12/11/2025
da Monica Vaccaretti


Il crescente utilizzo dei droni come arma da guerra ha trasformato i conflitti. L'uso di questi aeromobili a pilotaggio remoto (APR, remotely piloted aircraft), caratterizzati dall'assenza di un pilota umano a bordo e il cui volo è controllato da un computer o da un navigatore a distanza, è iniziato dopo gli attacchi dell'11 settembre come pilastro fondamentale della strategia antiterrorismo statunitense. Con l'ulteriore sviluppo della tecnologia il loro utilizzo si è consolidato per scopi di sicurezza e sorveglianza, anche non militari, con finalità di telerilevamento e ricerca, e in tutti quei casi in cui il pilotaggio da remoto consente l'esecuzione di missioni definite “noiose, sporche e pericolose”. I costi economici ed etici risultano inoltre minori rispetto ai mezzi aerei tradizionali. Si ritiene inoltre che, in caso di guerra, le uccisioni di precisione attraverso i droni riducano morti e feriti, causando pochi danni collaterali.

L’uso dei droni nei conflitti moderni

Il loro impiego è notevolmente incrementato durante la guerra tra Ucraina e Russia, che ha segnato un cambiamento significativo sia per la massiccia quantità prodotta e lanciata nel corso del conflitto da entrambi gli eserciti, sia per le conseguenze del loro utilizzo. Secondo gli esperti, ci sarebbero infatti gravi implicazioni per la salute e la sicurezza sia del personale militare che dei civili.

Le implicazioni per la salute fisica e mentale

Tra le persone che vivono sotto la minaccia di attacchi da parte di droni sono state segnalate difficoltà psicologiche, come ansia anticipatoria, essendo incapaci di distinguere se questi velivoli che volano sopra la loro testa siano armati — rappresentando un imminente pericolo di vita — o se si trovino semplicemente sotto sorveglianza. I ricercatori hanno riscontrato anche segni di burnout, depressione, mal di testa, disturbi dell’adattamento e sintomi del disturbo post-traumatico da stress (PTSD) anche tra gli operatori di droni.

Sebbene l'uso di questi velivoli telecomandati migliori la sicurezza dei piloti rispetto agli aerei tradizionali, gli operatori, a differenza dei piloti dei caccia, potrebbero dover continuare a osservare gli effetti degli attacchi per periodi prolungati, vedendo immagini inquietanti di morte e distruzione.

I numeri della guerra dei droni secondo The Lancet

Da un articolo pubblicato su The Lancet emerge che la Russia effettua in media 4.500 attacchi con droni al mese contro l'Ucraina e che durante gli attacchi di massa contro le città ucraine possono essere lanciati da 400 a 600 droni in un solo giorno. Si afferma inoltre che il Cremlino abbia acquistato circa 100.000 droni al mese da produttori nazionali ed esteri.

Per far fronte alla minaccia dei droni russi, anche l'Ucraina ne ha aumentato la produzione, prevedendo di costruirne almeno un milione. Il Dipartimento della guerra degli Stati Uniti ha recentemente stipulato un accordo con l'Ucraina, supportato da un contratto di 50 milioni di dollari, per fornire 33.000 kit di attacco con droni basati sull’intelligenza artificiale.

È dunque in corso una nuova corsa agli armamenti, con cambiamenti nelle tattiche e nella tecnologia che stimolano lo sviluppo di sistemi di disturbo e contromisure sempre più sofisticati, che anche l’Unione Europea intende adottare a scopi difensivi. Il risultato è che i droni stanno rapidamente sostituendo i tradizionali attacchi di artiglieria, a partire dall’invasione russa su larga scala del 2022, e sono oggi la principale causa di morte tra i soldati di entrambe le parti.

Sebbene sia difficile quantificare la cifra esatta, si ritiene che i droni siano responsabili fino al 70% di tutte le perdite militari. Secondo le stime registrate da dicembre 2024 a febbraio 2025, gli attacchi con droni a corto raggio hanno ucciso almeno 207 civili e ne hanno feriti 1.365. In Ucraina i droni stanno causando più vittime di qualsiasi altra arma. Sempre più spesso i civili vengono presi di mira direttamente: nei loro palazzi, sugli autobus, per strada. Ospedali, ambulanze e paramedici vengono individuati e uccisi con precisione millimetrica.

Un recente rapporto ha rilevato che, da quando i droni sono stati utilizzati per la prima volta contro le strutture sanitarie in Siria nel 2016, il numero di attacchi a livello globale — compresa Gaza — è aumentato rapidamente.

Effetti sulla medicina di guerra

Gli esperti evidenziano inoltre che i droni stanno provocando effetti profondi anche sulla pratica della medicina sul campo di battaglia. Mentre prima il trattamento di emergenza si basava sul principio fondamentale che i soldati feriti potessero essere evacuati dalla prima linea e portati in sala operatoria entro 60 minuti (la cosiddetta golden hour), ora la presenza di droni con un feed video in tempo reale impedisce agli elicotteri di sorvolare la zona per recuperare i feriti.

Anche i rinforzi a terra, in corso di evacuazione, risultano vulnerabili agli attacchi, così che i soldati potrebbero dover rimanere sul campo di battaglia per diverse ore prima di essere recuperati. I lacci emostatici lasciati per periodi prolungati, in attesa del soccorso d’emergenza più qualificato, potrebbero causare gravi danni ai tessuti e aumentare il rischio di amputazioni, sepsi e morte.

Prospettive e rischi futuri

Alla luce dei dati sinora raccolti, gli analisti ritengono che sia necessaria una migliore formazione, una maggiore preparazione civile e un più ampio supporto di salute mentale. Si teme che la minaccia della guerra con i droni non rimanga confinata all'Ucraina e al Medio Oriente.

Il 9 settembre, droni russi sono stati abbattuti dopo aver attraversato lo spazio aereo polacco; il 22 settembre hanno causato la sospensione dei voli negli aeroporti di Copenaghen e Oslo, e il 25 settembre ne sono stati segnalati altri sopra una centrale elettrica, una raffineria, un ospedale e una fabbrica di armi in Germania.

Questa nuova modalità di guerra non solo sta influenzando i modelli di morbilità e mortalità sinora noti — dallo shock da bombardamento e dalla stanchezza da combattimento alla sindrome della Guerra del Golfo — ma sta determinando cambiamenti nell'assistenza clinica, stimolando la ricerca e plasmando l'atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti dei conflitti.

È ormai evidente che siamo entrati in una nuova era di combattimento e che la guerra con droni produce effetti fisici e psicologici che non possono essere trascurati dagli scienziati, dai politici e dalla società civile.

Riferimenti bibliografici

The Lancet – “Understanding the health threats of drone warfare