Liste d’attesa infinite, professionisti allo stremo, servizi che chiudono. La narrazione del “sistema che tiene” è una favola buona solo per i comunicati stampa.
Il crollo silenzioso
Mentre le istituzioni parlano di resilienza e digitalizzazione, il Servizio Sanitario Nazionale perde pezzi. Ogni giorno.
Ambulatori che chiudono, Pronto Soccorso al collasso, infermieri e medici che scappano all’estero o cambiano mestiere. Non è il futuro distopico: è l’Italia, oggi. Ma tutto resta sotto silenzio. Anzi no: coperto da una cortina di frasi fatte, comunicati rassicuranti e slogan vuoti.Il balletto delle colpe
I soldi non ci sono. È colpa delle Regioni. O del Governo. O dell’Europa. Intanto i cittadini aspettano 14 mesi per una risonanza e 12 ore in barella per un ricovero. Ma l’unica cosa che si muove davvero è il dito puntato da una parte all’altra. Una coreografia ben rodata, che non salva nessuno, ma protegge tutti dal dover decidere davvero.
La banalità dell’immobilismo
Chi lavora nella sanità è stanco di essere trattato come un “eroe” a tempo determinato. Siamo passati dagli applausi ai turni impossibili, dai bonus promessi ai contratti umilianti. Eppure, nulla si muove. Il problema non è solo la mancanza di risorse: è la totale assenza di volontà politica, di visione, di coraggio. E questo immobilismo è diventato la vera malattia del sistema.
Reagire è un verbo che fa paura
Perché nessuno reagisce? Forse perché ci hanno convinto che non serva. Che tanto "è sempre stato così". Ma la verità è che chi non si arrabbia più, è già arreso.
Zirlo nasce anche per questo: per dare voce a chi non vuole più tacere, per chi è stanco di sentire che “non c’è alternativa”. La verità è che un’alternativa c’è. Ma bisogna cominciare a chiamare le cose con il loro nome. E questa, amici miei, non è sanità pubblica.
È un codice rosso abbandonato in triage.