I miei problemi senza te si chiaman guai

Scritto il 14/09/2025
da Luca Pellicci


Sono passati trent’anni da quando l’allora ventitreenne cantautore milanese Gianluca Grignani compose – testo e musica – una delle più belle canzoni romantiche italiane degli anni ’90: La mia storia tra le dita. Un brano che ha segnato una generazione e che, ancora oggi, continua a parlare di amore, maturità e consapevolezza.

Un classico degli anni ’90

Negli anni successivi alla pubblicazione, La mia storia tra le dita è stata reinterpretata in numerose cover, anche in spagnolo e in portoghese. Tra le più recenti, quelle di Laura Pausini e dello stesso Grignani insieme a Matteo Bocelli.

Il brano nacque in un’epoca di grande fermento musicale: Ligabue, Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Biagio Antonacci e la stessa Pausini erano già protagonisti, mentre Elisa e Giorgia muovevano i primi passi. L’album Destinazione Paradiso, che conteneva il pezzo, superò le 700.000 copie vendute in Italia.

Il cuore del testo

La frase i miei problemi senza te si chiaman guai è diventata iconica perché racconta, con semplicità disarmante, la vulnerabilità di chi ama. È un verso che tocca subito il cuore, perché in amore non si condividono solo i sogni ma anche le difficoltà quotidiane.

L’incipit del brano racchiude l’amara presa di coscienza della fine: Sai penso che non sia stato inutile, stare insieme a te. È il ragazzo che, dietro una maschera di durezza, rivela un cuore infranto.

Non basta certo la proposta di restare amici: ma quali buoni amici maledetti? Io un amico lo perdono, mentre a te ti amo, canta Grignani, esprimendo tutta la contraddizione del dolore.

La genesi del brano

In una recente intervista concessa a Radio Deejay nel 2024, Grignani ha raccontato che la canzone fu scritta di getto pensando a una sua ex — forse di nome Sara — quando la storia era ormai chiusa. Da lì nacque l’immagine indimenticabile del sorriso di chi ha già deciso, destinata a restare nella memoria di tanti.

Maturità emotiva e attualità

La forza della canzone sta nell’accettazione della fine: un ragazzo che, pur con dolore, sceglie la maturità. Oggi questo atteggiamento contrasta con le cronache di femminicidi, dove troppi uomini non riescono ad accettare una separazione trasformando la frustrazione in violenza.

Il brano diventa quindi un monito: la vera forza sta nella consapevolezza e nella capacità di lasciar andare senza prevaricare. Una maturità che la società di oggi ha ancora bisogno di coltivare.

Il messaggio per i giovani

Molta strada resta da fare, a partire dalle piccole cose quotidiane. La canzone di Grignani invita a riconoscere i propri limiti e a rispettare le decisioni dell’altro, senza trasformare l’amore in possesso.

Il suo invito finale è quello di chiudere le storie in modo consapevole, con un atto di rispetto che diventa anche educazione sentimentale: un messaggio di cui i giovani di oggi hanno più che mai bisogno.