"Persona”. Un film che attraversa il silenzio, la cura, il doppio

Written on 25 luglio 2025
Danila Palladini


Trama, significato e curiosità di un capolavoro psicanalitico con un’infermiera come protagonista

Persona” non è solo uno dei film più influenti del Novecento: è un’indagine intima sul silenzio, sull’identità e sul potere relazionale della cura. Un film che attraversa il silenzio come un gesto di resistenza.

Due volti, due donne, una frattura sottile che si allarga fino a confondere i confini dell’essere. E al centro, l’infermiera Alma: presenza concreta e fragile, specchio e coscienza, che mentre si prende cura rischia di smarrirsi nel vuoto che prova a colmare.

Quando il cinema si rompe e ti guarda negli occhi

Ci sono film che raccontano una storia. E poi c’è “Persona“ che ti osserva mentre cerchi di capirla. Ti scava dentro, spezza la pellicola, ti specchia. È un film che esplode silenziosamente, come una crisi interiore. Un’esperienza ipnotica che ci parla di identità, maschere, ruoli e... cura.

Sin dai primi minuti, Ingmar Bergman compie un gesto radicale: rompe la quarta parete. La pellicola si interrompe, si fonde, un occhio ci fissa. Non siamo più spettatori passivi: è il film a guardarci.

“Persona” non vuole intrattenere, vuole interrogare

Il cinema non è più una finestra su un mondo inventato, ma uno specchio acceso sul nostro volto.

Girato nel 1966 da Ingmar Bergman, con la fotografia straordinaria di Sven Nykvist, Persona è considerato uno dei film più misteriosi e influenti del Novecento. E al suo centro c’è un’infermiera, figura chiave e simbolica. Un film perfetto per inaugurare il nostro viaggio redazionale, dove la narrazione incontra anche la voce di chi si prende cura ogni giorno.

Trama in breve: il silenzio come terapia

Elisabeth Vogler, attrice celebre, smette improvvisamente di parlare durante uno spettacolo. Nessuna diagnosi medica, solo silenzio assoluto. Alma, giovane infermiera, viene incaricata di assisterla.

Le due donne si ritirano in una casa isolata sul mare. Una parla, l’altra ascolta. Ma giorno dopo giorno, quel silenzio diventa contagioso. Le identità si confondono, come due liquidi versati nello stesso bicchiere.

Chi è davvero Elisabeth? E chi sta curando chi? Dove finisce l’una, e comincia l’altra? Persona è un film che si guarda, ma soprattutto si ascolta. Si sente, si attraversa. E resta dentro.

Alma, l’infermiera che si prende cura (e si frantuma)

Alma, interpretata da Bibi Andersson, è molto più di un personaggio secondario. È il cuore emotivo del film. In un mondo in cui la protagonista sceglie il silenzio, Alma parla. Si racconta. Confessa. Rivela.

La sua voce riempie il vuoto. Ma nel processo, comincia a dubitare di sé. Il suo ruolo da infermiera si trasforma: da presenza rassicurante a specchio dell’angoscia. Alma è cura e crisi, è colei che ascolta, ma anche colei che vacilla.

L’infermiera nel cinema non è mai neutra. È corpo, confessionale, coscienza

Nel gioco delle maschere bergmaniane, l’infermiera diventa specchio, confessionale, bersaglio e infine doppio. Una figura fragile ma potentissima, che incarna l’essenza umana del prendersi cura.

7 curiosità che rendono “Persona” un film leggendario

Un film nato da una crisi nervosa

Bergman lo scrisse durante un ricovero per esaurimento. Disse: È il film che mi ha salvato la vita.

Il titolo originario doveva essere “Cinematograph”

Perché Persona non è solo un film: è un film che riflette su se stesso. Una lente dentro il linguaggio del cinema.

La pellicola che si fonde sullo schermo

Il film inizia con una pellicola che brucia. È il cinema stesso che si interrompe. Un segnale forte: qui niente sarà come prima.

I volti che si fondono in uno solo

L’immagine più famosa: Alma ed Elisabeth diventano un solo volto. Una fusione disturbante, poetica, potentissima.

Liv Ullmann non pronuncia quasi una parola. Eppure, domina la scena

Il suo volto è mappa emotiva. Il silenzio diventa linguaggio.

Il monologo erotico che si ripete

Alma racconta un’esperienza sessuale due volte, con sottili variazioni. Un glitch narrativo che destabilizza.

Il film che i registi adorano

Lynch, von Trier, Altman, Aronofsky: tutti citano Persona come riferimento assoluto. È un’opera che ha riscritto il cinema.

Perché rivederlo (o vederlo per la prima volta)

Perché Persona parla ancora oggi a chi ha paura, a chi cerca, a chi ascolta. Parla a chi ha vissuto il silenzio non come assenza, ma come protezione. A chi ha sentito la voce dell’altro entrare troppo in profondità, fino a confondere i confini del sé.

È un film che mette in scena uno dei conflitti più universali e ancora attuali: il confine sottile e doloroso tra chi siamo e chi fingiamo di essere.

Nel linguaggio della psicologia analitica, "persona" è il nome della maschera sociale che indossiamo ogni giorno. Bergman prende questa metafora e la porta letteralmente in scena, mostrandoci come, quando la maschera si incrina, non sempre sotto c’è una verità limpida: a volte c’è solo un altro volto da inventare.

Nel film, Elisabeth smette di parlare, forse per smettere di mentire. Alma invece parla troppo, cercando di affermare un'identità che progressivamente le scivola tra le dita. Il loro rapporto è uno specchio deformante: ciascuna diventa riflesso dell’altra e lo spettatore diventa il terzo volto in gioco, chiamato a chiedersi: quale parte di me sto nascondendo? E quale sto recitando?

Persona non offre risposte

Ma ci mostra la fragilità dell’io, la porosità delle nostre certezze, il bisogno di essere ascoltati e compresi anche quando siamo incoerenti, contraddittori, silenziosi. È un film che cura e ferisce, che ti spezza e ti ricompone. È un’opera che, come un colloquio profondo, ti lascia nudo e insieme più consapevole.

E poi, in un mondo saturo di parole, anche il silenzio può diventare un atto rivoluzionario. Un gesto di rifiuto, di difesa, di trasformazione.

Persona non si guarda. Si attraversa

Rivedere Persona oggi è come sedersi davanti a uno specchio antico: non sai cosa ci troverai dentro, ma una parte di te - forse la più vera - sarà lì ad aspettarti.

Cominciamo il nostro viaggio su Zirlo da qui. Da un film che è corpo e simbolo, parola e silenzio. E da una infermiera, Alma, che ci guida nel cuore più intimo del cinema. Se c’è un’opera capace di unire arte, psiche e cura, è questa.