Il Genius Loci del Louvre, il museo d'arte più grande e famoso del mondo che lo scorso 19 ottobre è stato teatro di un clamoroso furto di alcuni gioielli della Corona francese dal valore inestimabile, ha oltre ottocento anni. Lo spirito del luogo non è il fantasma dell'Uomo Rosso – che secondo la leggenda infesta il Louvre annunciando sventure e i cui avvistamenti più noti sono quelli di Caterina de Medici e Napoleone Bonaparte – quanto piuttosto lo spirito abitato e frequentato dall'uomo, ossia l'insieme dei significati lì radunati, sulla sponda della Senna. Tale spirito ha un nome controverso, a seconda delle diverse etimologie: potrebbe significare “luogo abitato dai lupi” (lupara), castello o fortezza (leouar), quercia (rouvre) ad indicare che il primo edificio era stato costruito in un bosco, oppure capolavoro (d'oeuvre).
Le origini e la trasformazione del Louvre
Lo spirito del Louvre non era destinato a un museo. Apparteneva dapprima a una roccaforte militare costruita alla fine del XII secolo, i cui resti si trovano nelle gallerie sotterranee dove è presente un pozzo segreto medievale. Durante il regno di Filippo II la fortezza venne trasformata in un castello per rafforzare il sistema difensivo della città di Parigi. Nella seconda metà del XV secolo il castello divenne, sotto Carlo V di Francia, la residenza reale della monarchia sino al 1682, quando Luigi XIV si trasferì nella reggia di Versailles. Fu nel Seicento che il Louvre assunse l’aspetto attuale.
Dal castello al museo: la rivoluzione del Louvre
Il Louvre, pur rimanendo la sede ufficiale del sovrano sino al termine dell’Ancien Régime nel 1789, fu lasciato a lungo disabitato, tanto da diventare luogo di occupazione abusiva. Venne trasformato nel Musée Central des Arts dall’Assemblea Nazionale nel 1793, durante la Rivoluzione, grazie alla confisca dei beni reali. Durante l’era napoleonica il museo venne ristrutturato e rinominato Musée Napoléon, ospitando oltre 5000 dipinti e sculture saccheggiate dall’imperatore.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il Musée du Louvre divenne un magazzino dove i nazisti trasferirono le opere rubate ad artisti e collezionisti ebrei. Nelle sale sequestrate, i tedeschi selezionavano le opere da portare in Germania e ne bruciarono molte altre. In vista dell’occupazione nazista, il direttore Jacques Jaujard riuscì a salvare 4000 delle opere più preziose, trasferendole nei castelli di Chambord e Louvigny. Fu solo nel 1993 che l’intero edificio venne riaperto come museo, estendendosi su una superficie di 360 mila mq. Negli anni Ottanta fu costruita anche la celebre Piramide di vetro e metallo, nuovo ingresso principale, sotto la quale si aggiunse una seconda piramide rovesciata, quasi sospesa sul pavimento dell’atrio.
Le opere e i segreti custoditi
Lo spirito del Louvre custodisce 35.000 opere, molte delle quali furono saccheggiate da Napoleone Bonaparte durante le sue campagne militari e mai restituite. Le collezioni, suddivise in otto dipartimenti, spaziano dall’arte antica — come quella degli Assiri del I-II millennio a.C. — alle opere moderne del XIX secolo. L’opera più antica risale a oltre 9.000 anni fa: la statua di Ain Ghazal (7000 a.C.), trovata in Giordania, una delle prime rappresentazioni artistiche dell’uomo.
Tra le ospiti più illustri: La Gioconda (1503), con il suo enigmatico sorriso; la Venere di Milo (130 a.C.), ritrovata nel 1820; la Nike di Samotracia (200 a.C.); e la Sfinge di Tanis (2500 a.C.). Due piani sotto il museo si trova una parte segreta, non accessibile al pubblico, costituita da un labirinto di stanze e corridoi che permettono al personale di muoversi rapidamente e in sicurezza. Lì sono catalogate oltre 500.000 opere dell’intera collezione.
Le nuove sedi e l’espansione globale
Il Louvre è rimasto unico fino al 2012, quando fu aperta la prima succursale a Lens. Una seconda, inaugurata nel 2017 ad Abu Dhabi sull’isola di Saadiyat, è il Nuovo Louvre progettato da Jean Nouvel in occasione di Expo 2020. Grazie a un accordo trentennale tra Francia ed Emirati Arabi, il Louvre del Medio Oriente espone a rotazione oltre 600 opere provenienti dal mondo e dalla sede parigina, con l’obiettivo di rendere l’arte universale e accessibile.
Il museo di Parigi ospita anche l’École du Louvre, istituto superiore dedicato all’archeologia, alla storia dell’arte, all’antropologia e all’epigrafia. Ogni anno accoglie oltre 10 milioni di visitatori — circa 15.000 al giorno — e si stima che servirebbero 100 giorni per visitarlo tutto, soffermandosi solo 30 secondi per sala.
Furti celebri e fragilità della sicurezza
Il recente furto ha riaperto interrogativi sulla sicurezza del museo, non essendo la prima volta che accade. La Gioconda fu rubata il 21 agosto 1911 da Vincenzo Peruggia, impiegato del Louvre che la nascose arrotolandola sotto il cappotto. Fu recuperata a Firenze due anni dopo. Altre tre opere vennero sottratte nel 1995: un’alabarda del XVII secolo, un dipinto (Cervo in un paesaggio di Turpin de Crissé) e un pastello di Robert de Nanteuil. Solo due armature rinascimentali, rubate nel 1983, furono ritrovate quarant’anni dopo.
Musei, poesia e l’anima del tempo
Non tutti trovano nei musei luoghi di ispirazione. La poetessa Wislawa Szymborska scriveva:
“Ci sono i piatti, ma non appetito.
Fedi, ma non scambievole amore
da almeno trecento anni.
C'è il ventaglio, i rossori?
C'è la spada, dov'è l'ira?
E il liuto, non un suono all’imbrunire.
In mancanza di eternità hanno
ammassato
diecimila cose vecchie.
Un custode ammuffito dorme beato
con i baffi chini sulla vetrina”.
Chissà se i quattro ladri che hanno realizzato il colpo del secolo, mettendo in imbarazzo la Francia, hanno trovato un custode simile nella Galerie d’Apollon. Se i veri musei sono quei posti dove il tempo si trasforma in spazio (come scriveva Orhan Pamuk), il Louvre resta un luogo autentico: uno spazio che ogni giorno si rinnova, continuando a custodire l’idea più alta e bella dell’uomo — anche quando appartiene al passato.

