C’è un Paese nel nord Europa con circa sei milioni di abitanti (un decimo dei cittadini italiani) dove la squadra nazionale di calcio sta per costringere la nostra nazionale azzurra a giocarsi agli spareggi — per la terza volta consecutiva dopo due esiti negativi — la partecipazione ai Mondiali di calcio. La Norvegia, che conosciamo da tempo per i suoi fiordi, cascate, ghiacciai e per l’aurora boreale, oggi è diventata l’avversario più temibile per la Nazionale italiana.
La sconfitta di Oslo e il cambio di CT
Il 6 giugno scorso l’Italia ha incassato una sonora sconfitta (3-0) a Oslo, costringendo di fatto alla sostituzione del commissario tecnico: da Luciano Spalletti — vincitore del campionato 2022/2023 con il Napoli ma reduce da un deludente Europeo 2024 — a Gennaro Gattuso.
La crescita della Norvegia
Ma è solo demerito della squadra italiana oppure siamo in presenza di una crescita reale della nazionale scandinava? La Norvegia ha sviluppato una notevole potenza di gioco grazie a giocatori come Odegaard, Sorloth, Aasgaard e Nusa, che hanno maturato esperienza nei principali campionati europei (Premier League, Bundesliga, Liga), accanto al fuoriclasse venticinquenne Haaland, già autore di oltre 50 reti in nazionale.
Il 9 settembre scorso è arrivata l’ennesima dimostrazione: vittoria 11-1 sulla Moldavia (5 gol di Haaland, 4 di Aasgaard), mentre l’Italia contro la stessa squadra aveva segnato solo due reti lo scorso giugno.
Ranking FIFA e valore di mercato
Oggi il valore di mercato della rosa norvegese è stimato in circa 500 milioni di euro, contro i circa 700 milioni di quella italiana. La squadra scandinava si sta allineando alle maggiori nazionali europee, pur restando lontana dai livelli della nazionale inglese (2,6 miliardi di euro). Nel ranking FIFA la Norvegia è oltre il trentesimo posto ma in ascesa, mentre l’Italia è all’undicesimo.
Lo storico della nazionale norvegese
La Norvegia ha partecipato solo a tre fasi finali del Mondiale: Francia 1938, USA 1994 e Francia 1998. I migliori risultati sono stati gli ottavi di finale nel 1938 e nel 1998. Una eventuale qualificazione ai prossimi Mondiali arriverebbe dopo 28 anni di assenza.
I problemi della nazionale italiana
L’Italia non dispone oggi di veri fuoriclasse: mancano campioni del calibro di Del Piero, Totti o Cannavaro. Inoltre, la Serie A ospita sempre meno italiani titolari, mentre le stelle straniere arricchiscono i campionati europei più competitivi.
Guardare una partita di Premier League e confrontarla con una di Serie A equivale a paragonare una McLaren di Formula 1 con l’attuale Ferrari: altra velocità, altra affidabilità, altro modo di giocare.
La necessità di un cambio di mentalità
Per crescere serve allargare i confini, uscire dal proprio orticello e aprirsi a nuove esperienze. Il talento da solo non basta: occorre mentalità aperta, autonomia, disponibilità al sacrificio.
L’esempio di Jannik Sinner
Un esempio arriva dal tennis: Jannik Sinner ha lasciato la propria città a 13 anni, si è trasferito a Bordighera e già a 14 ha iniziato a gareggiare nei tornei internazionali. Quanti ragazzi del calcio giovanile sarebbero pronti a fare lo stesso? Quanti genitori lo permetterebbero? Il recente episodio di Collegno — dove un padre è sceso in campo per picchiare un giovane avversario del figlio — mostra quanto siamo lontani da questa mentalità.
L’insegnamento norvegese
L’esempio norvegese insegna che non basta curare i propri talenti: bisogna sapersi mettere in gioco, rinunciare a comodità quotidiane e ampliare la visione del mondo. Solo così si può crescere e puntare all’eccellenza, nel calcio e oltre.

