Poveglia, l’isola fantasma della laguna di Venezia tra storia, leggende e silenzi

Written on 31 ottobre 2025
Monica Vaccaretti


Poveglia, nella laguna meridionale di Venezia di fronte all'antico porto di Malomocco e vicino a Pellestrina, è un'isola fantasma. È disabitata da oltre cinquant'anni, lasciata al suo destino solitario tra le acque adriatiche. Non vi si può nemmeno approdare, salvo particolari eccezioni autorizzate. La si può vedere soltanto da distante, dal mare, avvicinandosi a bordo di qualche imbarcazione che naviga con cautela nei dintorni.

Origine e leggende di Poveglia

Si giustifica il divieto di attracco per motivi di sicurezza, a causa dei numerosi edifici in rovina che potrebbero crollare e mettere in pericolo i visitatori. I veneziani raccontano che la ragione sia dovuta anche alla particolarità del terreno, che sarebbe composto in gran parte da ossa e ceneri umane.

Si narra che qui siano state bruciate e sepolte migliaia di persone ai tempi della peste nera, per impedire la diffusione del contagio. Poveglia sarebbe quindi un cimitero a cielo aperto di appestati e sventurati che vi approdarono nei secoli scorsi senza speranza, in attesa di morire. “Non scavate. Qui riposano morti per il contagio”, si legge su una targa marmorea ritrovata lungo la costa ovest, a memoria della peste che aveva sterminato gli equipaggi di due imbarcazioni nelle ultime epidemie che afflissero Venezia (1793 e 1798).

L'isola ha ospitato anche una prigione, un convalescenziario geriatrico e un ospedale psichiatrico, dismesso nel 1968. A rendere inquietante l’atmosfera è anche la leggenda del suicidio del direttore dell’ospedale, descritto come un medico sadico, che si gettò dalla torre dell’orologio. Alcuni raccontano che a spingerlo siano stati gli spiriti delle persone su cui avrebbe condotto esperimenti disumani. Un’infermiera testimone dell’accaduto raccontò che “il medico non morì con l'impatto al suolo, ma fu soffocato da una strana nebbia che si era propagata dal terreno sin dentro il suo corpo, lasciandolo esanime”.

Aumenta la fama sinistra di Poveglia anche il sospetto, mai sopito, che la casa di riposo per anziani costruita nel 1922 fosse in realtà usata come manicomio.

Dalle origini al declino

Chiamata anticamente Popilia, forse per i numerosi pioppi coltivati o per la vicinanza alla via romana Popilia-Annia fatta costruire dal console Publio Popilio Lenate, l’isola era nominata Poveggia nelle mappe cinquecentesche. Fu abitata sin dal VI secolo, quando gli abitanti dell’entroterra veneto, provenienti soprattutto da Padova ed Este, fuggirono verso le coste per sfuggire ai longobardi.

Divenne uno dei maggiori centri di reinsediamento, dapprima borgo e poi castello, contribuendo nell'810 alla resistenza di Metamauco, l’antica capitale del ducato di Venezia, contro l’invasione dei Franchi. La fedeltà degli abitanti fu premiata con l’esonero dal pagamento delle tasse e dal servizio militare. Nel IX secolo divenne castaldo ducale e prosperò per secoli grazie alla pesca e alla salinatura.

La decadenza iniziò con la guerra di Chioggia (1378–1381), quando la devastazione portò gli abitanti ad abbandonarla per stabilirsi a Venezia. La Repubblica tentò più volte di recuperarla, offrendola sia alle famiglie originarie sia ai monaci camaldolesi, ma senza successo. L’isola fu poi usata come deposito e punto di sosta per le imbarcazioni del porto di Malamocco.

Nel 1782 il Magistrato alla Sanità la destinò al controllo sanitario delle navi, trasformandola in una stazione di quarantena e lazzaretto. Questa funzione sanitaria proseguì per oltre un secolo, fino al secondo dopoguerra.

Un’isola abbandonata e contesa

Nel 1968 l’isola è stata ceduta al Demanio. Negli ultimi decenni sono stati proposti vari progetti di recupero, come la realizzazione di un ostello della gioventù, mai attuati. È stata più volte messa in vendita dal Ministero del Tesoro, senza successo, come se su Poveglia gravasse una maledizione.

Nel 2014 nacque l’associazione “Poveglia per tutti” con l’obiettivo di ottenere la concessione dell’isola per 99 anni e restituirla all’uso pubblico. Anche un noto imprenditore si fece avanti, ma la sua offerta fu giudicata incongrua e respinta. Dal 2022 Poveglia risulta ancora in vendita o in concessione, ma nessuno sembra volerla.

L’isola ha la fama di essere maledetta perché nessuno vuole prendersene cura.

Il silenzio e la memoria

Sull’isola spicca il campanile dell’antica Pieve di San Vitale, risparmiato dalle soppressioni napoleoniche perché adibito a faro. Il suo orologio del 1745 non ha più le lancette: il tempo qui non esiste più. Sono andate perdute, insieme alle tele e al crocifisso in gesso ritenuto miracoloso, anche le anime di chi ha abitato questo luogo. Tutto sembra sospeso, sull’acqua e nella memoria.

Aleggiano incertezze sul destino del posto, sul numero reale delle persone sepolte e persino sull’eventuale presenza delle spoglie del pittore Giorgione. Tutta Poveglia è un camposanto. Forse per questo lo spirito del luogo non vuole essere disturbato. Ogni tentativo di farla rinascere appare come una profanazione.

Ancora oggi si raccontano storie di orrore. Poveglia resta un’isola misteriosa, nascosta dal tempo e dalla natura che la ricopre. È un luogo decaduto, dove solo i fantasmi sembrano abitare le rovine del suo passato.