Nel 2023, l’UNEP ha pubblicato un rapporto cruciale sulla resistenza antimicrobica (AMR), evidenziando il ruolo decisivo dell’ambiente nella diffusione dei cosiddetti “superbatteri”. Esploriamo i punti chiave del documento, collegando inquinamento, clima e biodiversità al crescente rischio globale di infezioni resistenti, in un’ottica integrata One Health.
Nel febbraio 2023, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha pubblicato il rapporto Bracing for Superbugs: Strengthening Environmental Action in the One Health Response to Antimicrobial Resistance (Prepararsi ai superbatteri: Rafforzare l’azione ambientale nella risposta One Health alla resistenza antimicrobica).
Questo documento rappresenta una svolta nell’approccio alla resistenza antimicrobica (AMR), spostando il focus da un approccio puramente sanitario a uno sistemico, che include anche l’ambiente tra le cause e i rimedi.
La resistenza antimicrobica è la capacità di batteri, virus, funghi e parassiti di resistere all’azione dei farmaci antimicrobici, rendendo inefficaci le terapie e aumentando il rischio di infezioni gravi, invalidanti o mortali.
Fino ad oggi, la discussione sull’AMR si è concentrata principalmente sull’uso di antibiotici in medicina e zootecnia. Tuttavia, il rapporto UNEP evidenzia come l’inquinamento ambientale agisca da motore nascosto nella selezione e diffusione di microrganismi resistenti, rendendo urgente un’azione integrata in ottica One Health.
Prima di riassumere i contenuti chiave del documento, è interessante focalizzare la nostra attenzione sulla copertina e sul titolo del rapporto, che già da soli racchiudono l’urgenza e la portata del problema.
Perché si parla di “Superbatteri”?
Il termine “superbugs” utilizzato nel titolo ha una forte carica comunicativa. Indica quei microrganismi, spesso batteri, resistenti a più classi di antibiotici, rendendo inefficaci i trattamenti antimicrobici convenzionali.
La parola, sebbene non scientifica, è stata adottata da media, agenzie sanitarie e campagne pubbliche, principalmente nord americane per trasmettere l’urgenza e la gravità del fenomeno. In italiano si parla talvolta di “superbatteri”, ma l’uso resta meno diffuso. L’utilizzo di questo termine cattura l’attenzione del grande pubblico, comunica in modo semplice e immediato il pericolo, aiuta a comprendere l’importanza della prevenzione.
La copertina: metafora visiva dell’urgenza
La copertina del rapporto mostra microrganismi stilizzati che innescano una caduta delle pedine del domino, rappresentazione visiva dell’effetto a catena che può causare l’AMR. Una figura umana tenta di bloccare l’ultima tessera, simboleggiando gli sforzi scientifici e istituzionali per interrompere questa spirale di resistenza.
Il messaggio è chiaro: se non interveniamo subito, l’AMR si espanderà con conseguenze drammatiche su salute pubblica, agricoltura, economia e ambiente.
Oltre le parole: figure essenziali per capire l’AMR
Il rapporto utilizza 20 figure come strumenti fondamentali per illustrare e chiarire al lettore i complessi meccanismi del fenomeno della resistenza antimicrobica (AMR). Queste rappresentazioni visive sono essenziali per rendere accessibili e comprensibili concetti altrimenti complessi, come i dati storici, le previsioni di mortalità, le vie di diffusione e le strategie di intervento.
Il cuore del rapporto: ambiente, AMR e azione
L’impatto ambientale sulla resistenza antimicrobica
Il rapporto UNEP mette in evidenza come l’ambiente sia diventato un vero e proprio serbatoio e vettore di AMR. I microrganismi resistenti e i geni di resistenza si accumulano in:
- Acque reflue ospedaliere, civili e industriali
- Suoli agricoli trattati con fertilizzanti di origine animale o umana
- Corpi idrici inquinati da scarichi non trattati
- Aria, tramite polveri contaminanti e bioaerosol
Concentrazioni attive di antimicrobici e microrganismi resistenti nell’ambiente: un fattore chiave nella diffusione della resistenza antimicrobica.
Il rapporto UNEP mette in luce un aspetto cruciale spesso sottovalutato: la presenza diffusa nell’ambiente di concentrazioni attive di antimicrobici insieme a microrganismi resistenti, che insieme contribuiscono in modo significativo alla selezione e diffusione della resistenza antimicrobica.
Tra i luoghi maggiormente implicati troviamo:
- Impianti di trattamento delle acque reflue, che trattano le acque reflue urbane, industriali e sanitarie e dove residui di antimicrobici e altre sostanze antimicrobiche creano un ambiente ideale per la selezione e la diffusione di microrganismi resistenti e dei loro geni di resistenza
- Aree agricole intensive, in cui l’uso di antimicrobici veterinari e di metalli pesanti come zinco e rame (utilizzati come additivi nei mangimi) favorisce la co-selezione di resistenza
- Zone industriali, soprattutto nelle vicinanze di aziende farmaceutiche, i cui scarichi possono contenere concentrazioni elevate di antimicrobici attivi
Un dato importante riportato dal rapporto è che la selezione di resistenza può avvenire anche a concentrazioni di antibiotici fino a 1.000 volte inferiori rispetto a quelle terapeutiche normalmente impiegate in medicina umana o veterinaria. Questo fenomeno, noto come selezione a basse dosi, è particolarmente rilevante in ambienti quali fiumi, sedimenti e acque superficiali esposti in modo cronico a queste sostanze.
Inoltre, questo processo è favorito anche dall’uso diffuso di altre sostanze chimiche, come i disinfettanti e i metalli pesanti, che possono promuovere la co-selezione della resistenza, amplificando così il rischio di diffusione di microrganismi resistenti. Questi ambienti rappresentano un “serbatoio” di resistenza, contribuendo in modo significativo alla diffusione globale di microrganismi resistenti, con un impatto diretto sulla salute pubblica, la sicurezza alimentare e l’equilibrio degli ecosistemi.
AMR nella triplice crisi ambientale globale
Il rapporto collega l’AMR a tre grandi crisi ambientali globali che si influenzano reciprocamente e aggravano il problema della resistenza antimicrobica:
- Cambiamento climatico: temperature più alte accelerano il trasferimento genico orizzontale tra batteri e aumentano la proliferazione di microrganismi resistenti
- Perdita di biodiversità: la riduzione della diversità microbica indebolisce gli ecosistemi e facilita la diffusione dei geni di resistenza
- Inquinamento chimico: la presenza combinata di antibiotici, disinfettanti, pesticidi, metalli e microplastiche crea ambienti favorevoli all’AMR
La resistenza antimicrobica in movimento
Il movimento di beni, persone e animali, così come gli stili alimentari, possono contribuire in modo significativo alla diffusione della resistenza antimicrobica (AMR).
Movimento di persone e merci
- I trasporti transnazionali e intercontinentali di persone e merci sono aumentati costantemente nell'ultimo secolo, e la rapida globalizzazione dell'AMR e dei geni di resistenza antimicrobica segue questa interconnessione degli scambi e dei movimenti attraverso i confini
- Attraverso questi movimenti, i microrganismi resistenti si diffondono da una parte all'altra del mondo, in particolare tramite i viaggi umani e le spedizioni di colture e animali
- Nel 2019, il numero totale di passeggeri trasportati dai servizi aerei di linea è salito a 4,5 miliardi. Nello stesso anno, ci sono stati 29,7 milioni di passeggeri di crociere oceaniche, con la maggior parte delle navi che hanno fatto scalo in diversi paesi
- È stato riportato che i ceppi e i geni resistenti trasportati dagli individui possono essere mantenuti fino a 12 mesi dopo il viaggio, contribuendo ulteriormente alla potenziale diffusione
- La diffusione dell'AMR può anche avvenire a causa del rilascio di rifiuti durante i viaggi, come quelli di navi o aerei
- Il viaggio, sia umano che della fauna selvatica, è evidente nella diffusione del gene blaNDM-1, che è stato documentato per la prima volta in un viaggiatore
Movimento di animali
- La migrazione stagionale della fauna selvatica, in particolare degli uccelli selvatici capaci di lunghi viaggi, rappresenta un'importante via per la trasmissione di malattie infettive, inclusi i patogeni resistenti
- La migrazione degli uccelli ha contribuito alla diffusione globale dell'AMR in modo simile al turismo internazionale
- I modelli di migrazione di massa della fauna selvatica permettono la diffusione di organismi resistenti da regioni con alti livelli di contaminazione ambientale da AMR a regioni con una gestione più prudente dell'AMR
- Un esempio specifico riguarda il nibbio: la prima segnalazione di batteri produttori di carbapenemasi (enzima NDM-1 in Salmonella enterica) in un animale selvatico è stata isolata da nibbi bruni (Milvus migrans) in Germania nel 2013
- La resistenza può svilupparsi nel tratto digerente degli animali, così come nei media ambientali come acqua e suolo, e da fonti come le acque reflue
Stili alimentari (e catene di valore agricole e alimentari)
Per quanto riguarda gli stili alimentari, l'uso di cibi importati può favorire la diffusione della resistenza antimicrobica. Questo avviene perché i prodotti alimentari possono trasportare batteri resistenti da un paese all'altro, contribuendo così alla diffusione globale del problema.
I settori da trasformare
Tre catene del valore sono indicate come prioritarie:
Industria farmaceutica
- Necessario adottare standard ambientali globali per lo smaltimento degli scarichi
- Promuovere buone pratiche produttive, con responsabilità sociale d’impresa
Agricoltura e zootecnia
- Ridurre l’impiego preventivo di antibiotici
- Monitorare l’uso di metalli pesanti nei mangimi
- Evitare l’uso di liquami e reflui contaminati come fertilizzanti
Sanità
- Implementare sistemi di trattamento efficaci delle acque ospedaliere
- Educare al corretto uso degli antibiotici, anche in ambito comunitario
- Limitare l’uso eccessivo di disinfettanti (es. composti clorurati, QACs)
AMR, una crisi complessa
La resistenza antimicrobica non è soltanto una minaccia clinica: è una crisi complessa che coinvolge la salute umana, animale e ambientale, toccando profondamente anche le dimensioni sociali e culturali delle nostre comunità.
Il rapporto UNEP ci ricorda con forza che l’ambiente non è uno sfondo neutro, ma un attore attivo nella diffusione dell’AMR, contribuendo alla selezione e alla circolazione di microrganismi resistenti.
In questo scenario, gli operatori sanitari – in tutte le loro professionalità – hanno una responsabilità cruciale: essere guida e modello, non solo nella gestione clinica delle infezioni, ma anche nella promozione di comportamenti sostenibili, dentro e fuori i luoghi di cura. Educare i pazienti, vigilare sulle buone pratiche, usare in modo consapevole le risorse sanitarie, collaborare trasversalmente con altri settori, sono tutte azioni che si intrecciano in una visione One Health e in una cittadinanza attiva.
Essere professionisti della salute oggi significa anche essere custodi dell’ambiente e promotori di un futuro equo e resiliente. Prepararsi ai superbatteri non è solo una questione di protocolli e antibiotici: è una scelta di responsabilità collettiva, che parte da ogni singolo gesto quotidiano.
Non aspettiamo che cada l’ultima tessera del domino. Agiamo ora, insieme, per costruire un sistema sanitario più consapevole, integrato e sostenibile.
Riferimenti
- UNEP (2023). Bracing for Superbugs: Strengthening Environmental Action in the One Health Response to Antimicrobial Resistance
- OHHLEP (2022). Definition of One Health
- O’Neill J. (2016). Tackling Drug-Resistant Infections Globally
- WHO, FAO, WOAH. Global Action Plan on Antimicrobial Resistance