Alcune persone sopravvissute ad una crisi potenzialmente mortale, come un arresto cardiaco in caso di infarto del miocardio, raccontano di aver avuto un'esperienza di pre-morte, ossia di un qualche ricordo riferito di tutte le impressioni vissute durante uno speciale stato di coscienza che si verifica nel momento della morte clinica. Essa viene definita come un periodo di incoscienza – causato da un insufficiente apporto di sangue al cervello per una circolazione sanguigna e/o di una respirazione inadeguate – che necessita di avviare entro 5-10 minuti la rianimazione cardiopolmonare per evitare danni irreversibili e un esito fatale.
Esperienze di pre-morte nei sopravvissuti all’arresto cardiaco: lo studio pubblicato su The Lancet
Sebbene la maggior parte dei pazienti (82%) non conservi alcuna memoria di questa situazione, il 18% riferisce di aver vissuto soggettivamente una near-death experience (NDE) con vari gradi di profondità, da superficiale a profonda. Sono i risultati di uno studio prospettico, pubblicato su The Lancet nel 2001, che ha indagato sulla frequenza e la profondità di questo complesso fenomeno di origine ancora sconosciuta, che si stima sia in crescita in tutto il mondo per i tassi di sopravvivenza migliorati grazie alle moderne tecniche di rianimazione cardiopolmonare.
Lo studio e i pazienti coinvolti
Lo studio condotto dal 1988 al 1992 ha analizzato i dati demografici, clinici, farmacologici e psicologici di 344 pazienti cardiaci di età compresa tra i 26 e i 92 anni che, dichiarati clinicamente morti tramite elettrocardiogramma, avevano subito con successo, dopo un arresto cardiaco, 509 rianimazioni cardiopolmonari eseguite nella maggioranza dei casi nelle unità di terapia coronarica di dieci ospedali olandesi ma anche nelle ambulanze durante il soccorso extraospedaliero.
Il periodo di arresto circolatorio e di incoscienza dei partecipanti allo studio è stato variabile, mediamente da 2 a oltre 10 minuti. Il 36% di tutti i pazienti (123) è rimasto incosciente per più di 60 minuti ed è stato intubato a lungo ricevendo alte dosi di sedativi forti. Un significativo numero di pazienti più giovani rispetto a quelli più anziani è sopravvissuto ad una condizione di incoscienza prolungata in seguito ad RCP difficile.
Fattori che influenzano le NDE
I ricercatori hanno scoperto che la frequenza dell'esperienza pre-morte non è comunque influenzata da questi fattori né dalla durata e dalla gravità dell'arresto cardiaco e dalla perdita di coscienza. La profondità di una NDE risulta invece influenzata dal sesso, dalla sopravvivenza alla RCP extraospedaliera e dalla paura prima dell'evento.
I ricercatori ritengono che il verificarsi di questa esperienza straordinaria e sconvolgente, che nessuno ha descritto come angosciante o spaventosa, dovrebbe essere tuttavia più frequente. Se fattori puramente fisiologici derivanti dall'anossia cerebrale causassero la NDE, la maggior parte dei pazienti cardiaci clinicamente morti dovrebbe averla vissuta e riferirne una. Si ritiene che molti non ne abbiano subitanea memoria, non siano in grado di descriverla o non siano disposti a raccontarla.
Teorie e interpretazioni
Lo studio ha tenuto altresì conto di alcune teorie secondo cui la NDE sarebbe una reazione psicologica all'avvicinarsi della morte oppure collegata ad un cambiamento dello stato di coscienza (trascendenza) in cui percezione, funzioni cognitive, emozioni e senso di identità funzionano indipendentemente dalla normale coscienza di veglia legata al corpo.
Dall'indagine emerge in ogni caso che le persone che hanno avuto una NDE sono psicologicamente sane, anche se alcune mostrano segni non patologici di dissociazione.
Contenuto tipico delle NDE
Sebbene fattori individuali, culturali e religiosi concorrano a determinare le espressioni utilizzate dai pazienti per descrivere ed interpretare l'esperienza pre-morte vissuta, il contenuto delle NDE e gli effetti anche a lungo termine che hanno determinato cambiamenti di vita, emersi da un follow up a 2 e 8 anni dall'evento, sembrano simili in tutto il mondo, in tutte le culture e in tutte le epoche.
I ricercatori hanno quindi individuato dieci elementi specifici della NDE: consapevolezza di essere morti (50%), emozioni positive (56%), esperienza extracorporea (24%), muoversi attraverso un tunnel (31%), comunicazione con la luce (23%), osservazione dei colori (23%), osservazione di un paesaggio celeste (29%), incontro con persone decedute (32%), recensione di vita (13%) e presenza di un confine (8%).
Il caso della dentiera
Il caso più significativo raccolto dai ricercatori durante la fase pilota dello studio riguarda un uomo di 44 anni che ha raccontato un dettaglio inspiegabile: ha riconosciuto a distanza di una settimana dalla sua rianimazione cardiopolmonare l'infermiera che gli aveva rimosso la protesi dentaria per procedere all'intubazione durante le manovre salvavita in terapia coronarica.
Il paziente era arrivato in ospedale già in coma profondo ed era stato sottoposto a massaggio cardiaco e defibrillazione. Era incosciente. Nessun battito. Nessuna attività cerebrale registrabile. “Oh, quell'infermiera sa dove sono le mie dentiere”, aveva esclamato dal letto della cardiologia dove era stato trasferito dopo le cure intensive. “Sì, eri lì quando mi hanno portato in ospedale e mi hai tolto la dentiera dalla bocca e l'hai messa su quella macchina, dove c'erano tutte queste bottiglie sopra e un cassetto scorrevole”, aveva affermato indicando con sicurezza la professionista sanitaria. “È lì che hai messo i miei denti”, ha insistito.
Ha spiegato allora di essersi visto disteso a letto e di aver percepito dall'alto come infermieri e medici fossero impegnati nella RCP. È stato altresì in grado di descrivere correttamente e dettagliatamente la piccola stanza in cui era stato rianimato, nonché l'aspetto dei presenti. Ha riferito di aver avuto molta paura che i sanitari interrompessero le manovre e di morire. Ha raccontato inoltre di aver cercato disperatamente e senza successo di far capire ai soccorritori di essere ancora vivo affinché continuassero la rianimazione. Ha dichiarato infine di essere profondamente colpito dalla sua esperienza e di non aver più paura della morte. Quattro settimane dopo la sua testimonianza l'uomo ha lasciato l'ospedale sano e salvo.
Età, genere e durata della rianimazione
I ricercatori hanno rilevato che le persone di età inferiore ai 60 anni hanno avuto NDE più spesso delle persone più anziane, che le donne hanno avuto esperienze profonde più frequenti rispetto agli uomini e che le NDE sono più profonde nei pazienti sopravvissuti alla RCP extraospedaliera.
Ritengono che il fenomeno potrebbe pertanto essere influenzato dalle differenze di età, anche se poco significative, nonché dalla durata della RCP. Considerando che i pazienti rianimati a lungo hanno riportato meno NDE rispetto agli altri, si ritiene che una durata prolungata della rianimazione potrebbe talvolta indurre perdita di memoria. È stato evidenziato inoltre che la mortalità durante o subito dopo la degenza in ospedale nei pazienti che hanno avuto una NDE è stata significativamente più alta rispetto ai pazienti che non l'hanno sperimentata.
Follow up e cambiamenti di vita
A completamento dell'indagine scientifica, i ricercatori hanno inoltre condotto uno studio longitudinale per valutare l'effetto del tempo, della memoria e dei meccanismi di soppressione sul processo di trasformazione dopo una NDE. Si è indagato sull'immagine di sé, la preoccupazione per gli altri, il materialismo, le questioni sociali, le convinzioni religiose, la spiritualità e l'atteggiamento verso la morte.
In seguito a NDE credenze, atteggiamenti e comportamenti risultano alterati. È emerso che i pazienti con NDE hanno sviluppato negli anni un processo di coping molto più complesso rispetto a quelli che non hanno avuto esperienza di pre-morte, pur riconoscendo un cambiamento positivo: erano diventati più vulnerabili, empatici ed amorevoli, esprimevano i propri sentimenti, non avevano paura della morte, credevano fermamente nell'aldilà.
Altre circostanze di NDE
I ricercatori sottolineano che le NDE sono segnalate in numerose circostanze, oltre all'arresto cardiaco in caso di infarto del miocardio (morte clinica): shock in caso di emorragia postpartum o complicazioni perioperatorie, shock settico o anafilattico, elettrocuzione, coma conseguente a trauma cranico, emorragia intracerebrale o infarto cerebrale, tentato suicidio, quasi annegamento o asfissia, apnea.
Tali esperienze sono segnalate anche da pazienti con malattie gravi ma non immediatamente pericolose per la vita, da soggetti con depressione grave, e altresì da persone pienamente coscienti senza una causa evidente. I ricercatori spiegano che esperienze simili a quelle di pre-morte possono verificarsi durante la fase terminale della malattia come visioni in punto di morte. Esperienze identiche alle NDE sono anche le esperienze di paura della morte, segnalate principalmente dopo situazioni in cui la morte sembra inevitabile come gravi incidenti stradali, incidenti in montagna e in caso di naufragio.
Le questioni filosofiche e scientifiche
Il caso della dentiera del paziente olandese è emblematico. Racconta di una coscienza che sembra osservare da fuori. La medicina misura il cuore e il cervello. Ma può misurare la coscienza, al di là della rilevazione dello stato di coscienza, ovverosia la piena consapevolezza che una persona ha di sé stessa e dell'ambiente circostante?
Anche quando si perde la vigilanza, si conserva comunque la capacità di avere la percezione di quel che ci capita intorno ma non se ne ha ricordo quando si ritorna coscienti? I ricordi di morte sono solo un'illusione nell'incontro dell'uomo con la propria fine o con la propria vita nel momento in cui si muore? Oppure è un'esperienza davvero reale su cui è possibile indagare empiricamente?
Forse l'esperienza pre-morte è analoga ad altri fenomeni fisiologici indotti dallo stress. Ed un evento critico come un arresto cardiaco, in cui ci si sente sul punto di morte, è certamente il più stressante. Resta un dubbio: dicono che le persone che hanno avuto esperienze di pre-morte siano dissociate. Nel senso che sono fuori dal corpo o fuori dalla mente?
Bibliografia
Esperienza di pre-morte nei sopravvissuti all'arresto cardiaco: uno studio prospettico nei Paesi Bassi. The Lancet, 2001.