Le sanzioni sono strumenti restrittivi di politica estera, comunemente applicati ad ampie transazioni economiche, che hanno l'obiettivo punitivo di imporre cambiamenti comportamentali, come la cessazione delle violazioni dei diritti umani o la promozione della democrazia. Da un recente rapporto, il Global Sanctions Database, emerge che globalmente un quarto di tutti i paesi è stato soggetto di qualche tipo di sanzione dal 2010 al 2022, la maggior parte dei quali si trova in Africa. Le sanzioni imposte alla Russia sono le più note e dure. In risposta all'invasione dell'Ucraina, dal 2022 l'Unione Europea ne ha adottato ben 18 pacchetti, l'ultimo dei quali è stato deciso lo scorso 18 luglio 2025. Si tratta di misure restrittive che hanno l'obiettivo di limitare la capacità della Russia di finanziare la guerra e di esercitare pressione su Putin.
La diffusione delle sanzioni nel tempo
Il report evidenzia che la frequenza e la durata con cui le sanzioni vengono applicate dai paesi in posizione di potere di utilizzarle come leve economiche sono costantemente aumentate dal 1950. Tuttavia il loro tasso di successo nel raggiungere l'obiettivo dichiarato si attesta soltanto intorno al 30%.
Le conseguenze sanitarie delle sanzioni
Le sanzioni possono essere altresì dannose sino ad uccidere, in quanto impattano sulla salute delle persone. Dal 1971 al 2021 le sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea sono state associate a 564.258 decessi. Si tratta di un numero superiore, cinque volte di più, al numero annuo di vittime di guerra, stimate in 106 mila decessi.
Il documento evidenzia inoltre che esiste una disuguaglianza nei paesi presi di mira tale da sollevare legittimi interrogativi sull'uso appropriato delle sanzioni.
L'analisi pubblicata su The Lancet
A denunciare la controversa questione delle sanzioni sono stati gli autori di un recente articolo pubblicato su The Lancet Global Health. Presentando prove allarmanti sul loro utilizzo, invitano i paesi in posizione di potere di imporle a valutare attentamente se il costo sanitario sia un compromesso giustificabile.
I ricercatori ritengono che, se le sanzioni economiche devono esistere, i paesi che le impongono dovrebbero monitorarne ed analizzarne tutte le conseguenze, prevedendo altresì un meccanismo di uscita esplicito al fine di impedirne un prolungamento inutile.
Le sanzioni come sanzioni sulla salute
La situazione globale è ancora più preoccupante se si tiene conto anche delle sanzioni economiche sugli aiuti, ossia quelle mirate specificamente all'assistenza allo sviluppo nei paesi a basso o medio reddito. Esse hanno portato a un aumento significativo del 3,1% della mortalità infantile e del 6,4% della mortalità materna ogni anno tra il 1990 e il 2019, senza tuttavia raggiungere l'obiettivo per il quale erano state imposte.
Secondo gli autori di Lancet, le sanzioni economiche funzionano quindi sostanzialmente come sanzioni sulla salute. Esse compromettono inevitabilmente o addirittura intenzionalmente il diritto alla salute delle persone, perché hanno effetti diretti sull'accesso ai prodotti medici, sulla fornitura di servizi sanitari e sulla salute mentale dei civili. Hanno altresì effetti indiretti sui determinanti della salute come la sicurezza alimentare e lo sviluppo socioeconomico.
Gli effetti negativi delle sanzioni sulla salute risultano inoltre più pronunciati tra bambini, donne e popolazioni più emarginate. Considerando il loro basso tasso di efficacia e l'impatto significativo sulla salute, gli autori ritengono discutibile che le sanzioni economiche possano ridurre in maniera importante il numero di decessi rispetto all'aggressione militare.
Gli autori invitano quindi i leader politici dei paesi ricchi e potenti a riflettere e ad agire sull'incoerenza tra l'imposizione di sanzioni economiche, la riduzione degli aiuti allo sviluppo e i loro obblighi morali di promuovere l'equità e lo sviluppo globale.
Bibliografia
- “The health toll of economic sanctions”, The Lancet Global Health