Paola Cortellesi riceve il Dottorato Honoris Causa in Scienze Infermieristiche e Sanità pubblica

Scritto il 12/09/2025
da Monica Vaccaretti


“Considero questa onorificenza non solo un premio all'impegno ma anche come un segno che l'impegno collettivo può cambiare le cose. La dedico a chi, come voi, continua a credere che la parola, gli esempi e le storie possano diventare strumenti di trasformazione sociale”. Così Paola Cortellesi, attrice e regista romana, ricevendo il Dottorato honoris causa in Scienze infermieristiche e Sanità pubblica assegnatole dall'Università degli Studi di Roma Tor Vergata lo scorso 10 settembre.

La cerimonia e il valore dell'empatia

“Mi sono chiesta il perché di questo vostro riconoscimento, di cui sono onorata, e cosa avessero in comune i nostri rispettivi mestieri. Ho pensato all'empatia, alla necessità di mettersi nei panni dell'altro”, spiega l'artista durante la cerimonia di consegna che si è svolta presso l'auditorium “Ennio Morricone” della Facoltà di Lettere dell'ateneo romano.

“Nel mio lavoro l'empatia è un punto di partenza obbligato, imprescindibile. Bisogna osservare, comprendere, ascoltare. Ci si immedesima per essere credibili e convincenti ma è finzione, ad un certo punto si esce dal personaggio. Nel vostro lavoro, specie in quello di chi cura e assiste, l'empatia è ugualmente imprescindibile, con la differenza sostanziale che non si tratta di un esercizio di stile, è la vita vera”.

Le motivazioni del riconoscimento

“Il conferimento di questo titolo rappresenta per noi non solo un riconoscimento ad una straordinaria artista ma soprattutto un omaggio ad una protagonista della cultura italiana che ha saputo coniugare il talento creativo alla responsabilità sociale, dando voce attraverso il cinema e il teatro a tematiche di rilevanza sociale quali la dignità della persona, la condizione femminile, le disuguaglianze e i diritti fondamentali, incluso il diritto universale alla salute”, ha spiegato il rettore Nathan Levialdi Ghiron.

“L'Ateneo le riconosce non solo il suo straordinario percorso artistico ma anche la capacità di trasmettere, attraverso la sua opera, valori profondamente connessi alla missione della sanità pubblica e dell'infermieristica: la cura, la prevenzione, l'equità e il sostegno alla fragilità”.

Impegno sociale e culturale

“Paola Cortellesi ha sostenuto inoltre la ricerca scientifica, la prevenzione e la raccolta di fondi per gli ospedali dimostrando una vicinanza autentica a chi vive fragilità e sofferenza”, ha precisato Levialdi Ghiron esprimendo una profonda stima per la regista di C'è ancora domani, il suo recente capolavoro premiato per aver raccontato con delicatezza la condizione delle donne e il peso delle disuguaglianze.

“Ricevo questo riconoscimento per aver criticato, attraverso i miei lavori, la discriminazione di genere come narrazione storica”, ha aggiunto Cortellesi. Ha precisato che la discriminazione, raccontata nel suo ultimo film, non è solo un fatto sociale e politico ma anche una costruzione culturale, tramandata nei libri, nelle parole, nei modelli e nelle indifferenze.

“Dobbiamo smontare questa narrazione”, ha esortato. “Possiamo metterci in gioco per la difesa dei diritti delle donne, delle bambine e delle adolescenti, perché sappiamo cosa significhi crescere con addosso aspettative che non abbiamo scelto e sappiamo quanto sia urgente che ogni bambina possa vedersi rappresentata come soggetto di diritti e non come oggetto di giudizi. Il cammino verso l'eliminazione delle disuguaglianze di genere trova in questa sede prestigiosa, nei luoghi del sapere, dell'educazione e della cura, alleati ed alleate”.

Il percorso personale e gli studi

L'evento è stata occasione per Cortellesi di spiegare perché non ha mai conseguito la laurea nonostante si fosse iscritta alla Facoltà di Lettere e Filosofia. “Ho abbandonato gli studi universitari a metà del percorso per studiare teatro. Mi piaceva tanto far ridere così ho iniziato a lavorare come comica”.

Ha raccontato di aver avuto molte soddisfazioni professionali, declinando il suo lavoro in tanti modi e su palcoscenici diversi. “Ho avuto soprattutto la libertà di scrivere storie che mi stavano a cuore e sentirmi responsabile delle emozioni di chi le guarda”.

Una Cortellesi inedita: la visita in pediatria

Scopriamo una Paola Cortellesi inedita quando dal palco racconta la prima volta che è andata in visita in un reparto pediatrico per portare un po' di spensieratezza. “Prima di entrare, ho sbirciato nella stanza e mi sono bloccata sulla soglia pietrificata, assalita da un senso di impotenza e sentendomi molto inopportuna”, ha confidato.

“C'è poco da ridere in quei reparti. Eppure, chi ci lavora, lascia quotidianamente a casa le difficoltà della propria vita per dedicarsi agli altri. La caposala che mi accompagnava, vedendomi in difficoltà, mi ha stretto le spalle e con la voce gentile dell'esperienza ha pronunciato il mantra di artisti e saltimbanchi: The show must go on. Sono entrata nella stanza e ho dato il massimo, per ciò che mi compete. Ho cercato di essere la migliore buffona di sempre”.

Cortellesi ha riconosciuto che aver strappato quel sorriso non ha risolto nulla, ma forse ha rappresentato un attimo di sollievo. “Ci sono luoghi in cui si lavora anche per gli istanti”.