Esiste un posto molto piccolo nel mondo dove ogni uomo, come ogni cane, ha diritto ad essere sé stesso, felice, unico e libero. È altresì responsabile della propria libertà nonché consapevole della propria grandezza così come della propria pochezza.
Oltre ad avere il diritto di avere l'acqua calda, il riscaldamento d'inverno e un tetto di tegole, qui ogni uomo ha diritto di appartenere alla nazionalità che vuole. Di credere, capire, non avere paura, amare ed avere fratelli, sorelle e genitori nonché di amare un gatto e prendersi cura di un cane fino alla morte di uno dei due.
Ma ha diritto anche di essere infelice, di commettere errori, di avere dei dubbi, di essere frainteso. Di essere piccolo e sconosciuto, di essere pigro ed oziare. Di tacere, di non capire nulla, di piangere.
Qui ogni uomo ha diritto persino di non avere diritti. Di morire. Di non essere amato. Di non celebrare il proprio compleanno. Anche di non conoscere i propri doveri, a volte.
Nessuno ha il diritto di rendere colpevole il prossimo e usare la violenza
L'unico dovere di ogni uomo in questo luogo che appare utopico, ma che esiste davvero, è quello di ricordare il proprio nome, così come l'unico dovere di ogni gatto non è quello di amare il suo padrone, ma quello di essergli di aiuto nei momenti difficili.
Tutto questo è scritto in una geniale e stravagante Costituzione, composta da 41 articoli. Gli ultimi tre sanciscono di:
- non vincere
- non contrattaccare
- non arrendersi
Basta attraversare un ponte
È un luogo, quello dove è in vigore questa carta costituzionale, in cui le persone possono disconnettersi dalle distrazioni della vita e riconnettersi con le cose importanti, quelle che contano davvero perché hanno valore.
Per diventare sé stessi e tornare ad appartenersi basta attraversare un ponte, al di là del quale non esistono ruoli sociali e non si appartiene a nessuno. Qui puoi pensare a chi sei e puoi vivere senza far parte della folle corsa in cui è coinvolta tutta l'umanità dei nostri tempi.
Trovo significativo che questo posto si trovi in Europa, nel cuore di Vilnius, capitale della Lituania. È un Paese che, diventato indipendente nel 1991 in seguito alla caduta dell'Unione Sovietica, si sente oggi nuovamente minacciato dalla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina, temendo di subire una prossima aggressione alla sua sovranità.
Un quartiere che si è fatto repubblica
È proprio a Vilnius che un quartiere si è fatto repubblica, proclamando a sua volta la propria indipendenza dalla città qualche anno più tardi, probabilmente come reazione creativa alla tirannia russa sotto cui il Paese ha vissuto per decenni.
Era il 1° aprile 1997 quando gli abitanti del distretto, che occupa quasi totalmente il centro storico della città al di là del fiume Vilnia, hanno chiamato la loro particolare res publica Uzupis, che significa appunto “dall'altro lato del fiume”.
La comunità che sorge sulla sponda destra è oggi formata da circa 7000 persone, spiriti liberi che abbracciano uno stile di vita bohemien.
Uzupis è infatti una galleria d'arte a cielo aperto con opere ovunque, create da artisti che vivono secondo gli ideali dei suoi padri costituenti. Fu fondata da un gruppo di intellettuali che hanno appoggiato il sogno utopico di Romas Lileikis, poeta, musicista e regista di cinema che è stato il primo Presidente.
Questa repubblica è nata ispirandosi alla filosofia aristotelica secondo cui ogni grande città dovrebbe avere un numero limitato di abitanti. I cittadini di Uzupis spiegano infatti ai visitatori che un buon Paese non può avere più di 5mila abitanti dato che la mente umana non può ricordare più volti
.
Tuttavia, la sua popolazione potrebbe crescere senza limite perché per diventarne cittadino basta dire ad alta voce di esserlo. Nella Repubblica senza tasse e restrizioni non esiste infatti nessuna istituzione che garantisca o tolga la cittadinanza.
Uzupis è la più piccola repubblica del mondo
Si estende su meno di un chilometro quadrato. Sette ponti la collegano al resto di Vilnius, una sorta di Stato nello Stato con tanto di confine. Si entra nella Repubblica attraversando l'Uzupis Bridge che, una volta l'anno, diventa una vera e propria frontiera che necessita di un timbro sul passaporto applicato dalle guardie.
Ciò avviene in occasione della festa nazionale quando le fontane pubbliche erogano birra al posto dell'acqua. Uzupis ha una bandiera che cambia colore a seconda delle stagioni, un inno nazionale, una moneta locale che al cambio ha il valore di una pinta di birra, un Governo con dei ministri, un Parlamento che si riunisce in un bar, un esercito formato da una decina di soldati nonché un cittadino onorario, il Dalai Lama.
La sua Costituzione, che fu composta in tre ore in un pomeriggio dell'estate del '98, è stata benedetta da Papa Francesco per i suoi valori di fratellanza, tolleranza e perseveranza durante la sua visita apostolica nei Paesi Baltici nel 2018.
I suoi articoli tradotti in 35 lingue, compreso l'italiano e il latino, sono stati incisi su pannelli rettangolari di metallo, a specchio, appesi su una parete lungo il Viale delle Costituzioni così che i cittadini di Uzupis possano sempre rammentarli e i turisti stranieri possano piacevolmente sorprendersi, rifletterci e farli propri.
Il confronto con la Costituzione italiana
La Costituzione della Repubblica Italiana, legge fondamentale dello Stato dal 1948, ha 139 articoli. I doveri e i diritti dei cittadini sono illustrati dal 13° al 54°. Curiosamente in 41 articoli, come quelli di Uzupis.
Ogni cittadino italiano ha diritto inviolabile e sacro alla libertà individuale, estesa anche al proprio domicilio e alla corrispondenza ed ha altresì diritto di soggiornare e circolare liberamente nel Paese.
Ha diritto alla salute, allo studio, al lavoro, ad un giusto salario. Le libertà collettive garantiscono il diritto di riunirsi in luoghi pubblici e privati, di associarsi liberamente senza andare contro il principio democratico e le norme del codice penale.
Di professare liberamente il proprio credo e il proprio pensiero con la parola, lo scritto e con ogni altro mezzo di comunicazione. La Costituzione afferma inoltre principi e limiti dell'uso legittimo della forza, il diritto alla difesa in tribunale, il principio di legalità della pena, di personalità nella responsabilità penale, della presunzione di non colpevolezza, di umanità e rieducatività della pena, nonché l'esclusione della pena di morte.
Ogni cittadino ha il dovere di essere responsabile dei figli, qualora formi una famiglia, nonché di concorrere alla difesa dello Stato e alle spese pubbliche pagando tasse ed imposte. Ogni cittadino ha infine il dovere di essere fedele alla Repubblica, alla Costituzione e alle sue leggi mentre chi esercita funzioni pubbliche ha il dovere di adempierle con onore e disciplina.
Scegliere un verso, una direzione
La Costituzione italiana, alla cui stesura parteciparono oltre a giuristi e politici anche intellettuali come Eugenio Montale, Eduardo De Filippo, Don Luigi Sturzo e Luigi Einaudi, è considerata una delle più belle.
Ciò è certamente motivo di orgoglio, tuttavia vorrei oggi gridare al mondo sono un cittadino della Repubblica di Uzupis
, perché mi sono innamorata di quelle meravigliose frasi raccolte nella sua Costituzione. Anche se non mi appartiene geograficamente, lo è intimamente.
Quegli articoli brevi ed asciutti, che occupano lo spazio di una riga (o poco più e anche meno) illustrano una sconcertante umanità che diventa patrimonio universale.
Vorrei almeno che quei 41 stravaganti articoli fossero incorporati come appendice in tutte le altre Carte costituzionali del mondo così da completarle ed arricchirle. Le parole di quel poeta fondatore ci toccano perché sono fatte di quella sostanza squisitamente fragile e di quella dimensione profondamente vera di cui ogni uomo è fatto.
Su quei pannelli, che permettono di specchiarsi, è possibile vedere il riflesso di ciò che in fondo siamo e a cui aspiriamo. Forse l'unica cosa di cui dobbiamo riappropriarci con consapevolezza, tra tutti i diritti che si invocano e i doveri che ci chiamano ad essere migliori, è un sostanziale e naturale rispetto per sé stessi e per gli altri, che siano esseri umani, animali e vegetali.
È verso questa direzione, indicata trent’anni fa da menti libere e audaci, che si deve tendere per costruire un mondo diverso.