Pensa agli altri

Scritto il 05/08/2025
da Monica Vaccaretti


Pensare agli altri: il verso giusto del vivere

Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri, non dimenticare il cibo delle colombe. Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri, non dimenticare coloro che chiedono la pace. Mentre paghi la tua bolletta dell'acqua, pensa agli altri, coloro che mungono le nuvole. Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri, non dimenticare i popoli delle tende. Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri, coloro che non trovano un posto dove dormire. Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri, coloro che hanno perso il diritto di esprimersi. Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.

L'antidoto per salvare il mondo che viviamo

Sono i versi significativi del poeta e giornalista palestinese Mahmud Darwish (1941–2008), considerato una delle più potenti voci nella letteratura araba nonché della causa del popolo confinato ad abitare la Striscia di Gaza o ciò che oggi ne rimane.

Le sue parole potrebbero forse essere l'antidoto per salvare il mondo che viviamo, sconvolto da profonde disuguaglianze e disumanità. Le macerie di intere città, nella Terra Santa come in Ucraina, nonché l'odio feroce e insensato tra i popoli, ben simboleggiano drammaticamente il resto del mondo che, impotente, sta andando, giorno dopo giorno, in frantumi a sua volta, complice e colpevole di altre forme di violenze che investono le società.

Preservare e coltivare il senso di umanità

Pensare agli altri diventa senza dubbio il primo passo per preservare e coltivare il senso di umanità. Pensare agli altri è l'abbozzo di quel sentimento buono, che è l'empatia, che ci consente di riconoscere le emozioni e le situazioni degli altri, sino a capirle, sentirle e persino a viverle, almeno in parte, come proprie pur mantenendo un equilibrato distacco.

Pensare agli altri è la misura che ci dà l'occasione di essere quindi umani, al di là di ogni professione di fede e schieramento politico o ideologia, ossia di realizzare quella capacità comune a tutti di avere a cuore la sorte dei propri simili arrivando persino a soffrirne.

Di fronte alla sorte dei nostri simili, e persino degli esseri viventi dissimili, i nostri pensieri dovrebbero avere tutti naturalmente lo stesso orientamento e sentimento. Se il poeta ha sentito l'urgenza di esprimerlo, dando voce al suo profondo sentire, vuol dire dolorosamente che l'animo di molti purtroppo se ne discosta, quasi a scantonare il pensiero degli altri come fosse una pietra d'angolo.

Pensare agli altri è l'anteprima del prendersi cura di loro

Senza il pensiero delle persone, senza averle dapprima nella mente e nel cuore, non ci può essere infatti quell'azione altruista indotta da uno scuotimento, più o meno forte, delle coscienze.

Pensare agli altri consente di trovare loro spazio, senza mettere distanza, così da avvicinarli e riuscire a vedere il loro mondo sotto una prospettiva diversa dalla propria.

Pensare agli altri abbatte muri ed oltrepassa confini. Pensare agli altri crea certamente scompiglio, scombussola sino a sconvolgere. Significa lasciarsi disturbare, inquietare, invadere. Vuol dire trovare tempo per riflettere, senza distrazioni, interrogandosi sino a dubitare delle proprie certezze e convinzioni.

Le parole del poeta fanno pensare

Sono un richiamo potente ad aprire il proprio cuore all'altro, anche al diverso e a tutto ciò che ci è scomodo. Sono un accorato invito a rivolgere un pensiero, sin dal mattino, anche a ciò di cui degli altri non vogliamo pensare perché farlo fa paura o mette in crisi.

Spesso si allontanano le persone che vivono brutte situazioni con la stessa noncuranza con cui si scacciano i brutti pensieri.

I versi con cui Darwish ci colpisce con la loro disarmante semplicità, tanto da poter essere colti anche da un bambino, appaiono drammaticamente attuali. Sono senza tempo, tanto più che non si conosce la data certa del componimento. Si sa soltanto che furono pubblicati per la prima volta in Egitto nel 2017, postumi.

Sopravvivono alla morte del suo sensibile autore, raggiungendo così le genti del mondo, come un ultimo dono a un’umanità ferita che sembra aver perso il suo volto più umano.

Un appello a riprendere il verso giusto del vivere

Nel momento in cui la storia dell'uomo ha preso un'altra volta una brutta direzione – tra guerre, ingiustizie sociali e violenze di ogni genere – le parole disarmanti di Darwish diventano un toccante appello per ciascuno affinché si riprenda il verso giusto del vivere.

È una poesia da interiorizzare, da assorbire facendola scivolare dentro. Da tatuare, indelebile, sulla pelle come un accorato ed indimenticabile monito. Del resto pensare agli altri, in questo modo, non dovrebbe essere una cosa tanto difficile.

Come non pensare allora a quanto accade a Gaza, in Ucraina e in ogni posto del mondo, laddove manca l'acqua e il pane, la casa e la pace e vengono soppressi beni inalienabili come i diritti, la libertà e la vita?

Di fronte a un mondo che sta crollando sotto il peso di pensieri malvagi, sbagliati e ingiusti come si fa a rivolgere soltanto un pensiero frettoloso e distratto alle notizie del giorno? C'è chi, per non lasciarsi sconvolgere troppo dalle tante bruttezze e nefandezze che ci raggiungono ogni giorno, ha smesso di ascoltarle. Oppure ha scelto di trattarle con superficialità per non lasciarsene toccare. O di inventare una narrativa diversa, che confonde ed inganna allontanandosi dalla realtà. Del resto la consapevolezza, quando arriva, richiederebbe poi una presa di posizione.

Gli altri potremmo essere noi

Fa male pensare agli altri che vivono condizioni di forte disagio. Se gli altri sono colpiti addirittura dall'orrore che soltanto la disumanità di altri uomini è in grado di generare, è certamente difficile sostenere la gravità di questi pensieri. Ma farlo è doveroso, diventa un imperativo morale.

Mettere a tacere i propri pensieri, riempiendosi di tanto altro o di niente pur di non affrontarli, ci rende altrettanto disumani. Pur comprendendo quanto l'animo umano possa diventare debole e fragile di fronte alle cose abominevoli, ciascuno dovrebbe tuttavia trovare l'audacia di tornare a pensare bene a sé stesso e all'altro, con amore e rispetto, liberandosi da ogni forma di anestetizzazione con cui si cerca talvolta l'ubriachezza dei sensi.

È necessario un cambiamento di pensiero, fosse anche soltanto perché un giorno, gli altri, potremmo essere noi.

Essere creature pensanti ed essere pensati, senza distinzioni e differenze, è ciò che contraddistingue ed unisce gli uomini. Pensare alle altre persone che vivono drammi crudeli non significa dimenticare di vivere la propria vita, fortunatamente libera da privazioni e sofferenze indicibili e, per così dire, ancora normale.

Cercare di non spegnersi

È dura non provare persino un senso di colpa per la serenità con cui si ha il privilegio di vivere. L'unica cosa sensata da fare, oltre a pensare con compassione agli altri – che possono essere molto lontani ma anche tanto vicini – è davvero aspirare, come suggerisce il poeta, ad essere una luce in mezzo all'oscurità.

Augurarsi speranzosi di farsi fiammella, per quanto esposta al tumulto dei venti, e ostinarsi a risplendere seppur fiocamente. Cercare poi di non spegnersi, provando altresì a farsi torcia, accendendo lo stoppino anche degli altri.

È auspicabile farsi comunque, nel frattempo, metafora liberandosi, ovverosia sforzandosi di esplorare in modo protetto, per tutelare la propria psiche, ciò che è penoso anche solo pensare. Soltanto così, forse, l'uomo riuscirà a pensare ad un altro uomo senza averne timore o fastidio, a ridurre le distanze emotive per difendersi dall'orrore, a riscoprire il coraggio e a trovare nuove prospettive di pace.