Domenica 31 agosto, da vari porti del Mediterraneo, sono salpate decine e decine di imbarcazioni cariche di beni di prima necessità (vestiti, cibo, medicinali) per rompere l’assedio che il governo del Premier israeliano Benjamin Netanyahu sta portando avanti nella striscia di Gaza. Sabato 30 agosto a Genova una imponente manifestazione di oltre 50.000 persone ha accompagnato il completamento della raccolta dei materiali per quelle navi della Flotilla che partiranno proprio dal capoluogo ligure. Dovevano essere circa 40 tonnellate di beni, così almeno avevano previsto gli organizzatori dell’associazione Music for Peace ed invece sono arrivati a oltre 300 tonnellate!
Manifestazioni in Italia e nel mondo
Sempre nella stessa giornata di sabato a Venezia, in occasione dei riflettori sulla città per la Mostra del cinema, circa 12.000 persone hanno manifestato per la causa palestinese.
Da mesi ormai in tutto il mondo centinaia di migliaia di persone scendono in piazza pacificamente a sostegno dei Palestinesi, denunciando la pulizia etnica (posso dirlo Matteo?), il genocidio (sto esagerando Antonio?), e i crimini contro l’umanità (non mi sbaglio vero Giorgia?) portati avanti da quasi due anni.
Ogni azione, ogni protesta, ogni appello al cessate il fuoco, e contro la guerra in atto in terra palestinese, ricordando il mercimonio di morte attuato su ostaggi israeliani e civili palestinesi, non possono essere liquidati da nessun tipo di scusante, retorica propagandistica, accusa infamante.
Condannare la politica dell’ultradestra israeliana non può essere tacciato di antisemitismo, per molte ragioni, ma soprattutto perché tra le tante voci che si levano, nel mondo e in Israele, molte sono quelle delle comunità ebraiche e di tante personalità israeliane, che condannano l’uso terroristico della fede religiosa per coprire, come sempre accaduto nella storia, meri interessi economici.
Da sempre le guerre sono il più rapido investimento economico per fare profitti facili: vendere armi e tecnologie, conquistare territori, depredare risorse e fare della vita umana il consueto tragico oggetto di sacrificio a favore di un mercato sanguinario.
La sfida della Global Sumud Flotilla
Non è dato sapere come andrà a finire con la sfida pacifista lanciata dal Global Movement to Gaza con la partenza della Global Sumud Flotilla. I timori sono tanti. I precedenti tentativi sono stati tutti bloccati. Lo scorso maggio, a largo di Malta le forze armate israelane hanno violato le acque internazionali lanciando droni da bombardamento contro un’imbarcazione della Flotilla. Anche per questo la paura è tanta.
Poche le speranze nei confronti di un governo e di forze armate che hanno ammazzato più giornalisti (270), in meno di due anni, che i principali conflitti a partire dalla Seconda guerra mondiale fino ad oggi. Poche le speranze, anzi nessuna, se chi ha in mano le armi può contare sulla copertura menzognera dei principali media delle più importanti nazioni del mondo – fra cui l’Italica fortezza della romanità millenaria.
“Sumud”: resistenza e resilienza
Sumud è una bella parola araba che significa tante cose: resistenza e perseveranza, fermezza e resilienza, determinazione nel portare avanti un principio di vita in maniera pacifica. Ecco, sì! Questo è il primo significato politico dell’azione di rottura di un assedio infame: non arrendersi all’orrore.
Il Mediterraneo torna ad essere, come vuole il suo nome, il mare di mezzo, che si trova tra due continenti, che collega tre continenti, che lega storie e culture, popoli e idee, risorse e speranze. Da sempre. Nonostante l’inazione e la complicità assassina di governi e, in non pochi casi, di governati.
Al contrario su questo mare, oggi più che mai, la società delle donne e degli uomini liberi, porterà dolcemente il pacifismo verso la rottura di ogni logica di guerra.
Si ripete quanto già detto, con il cuore stretto in petto: non si sa come andrà a finire, anzi, si teme il peggio, ma la determinazione a combattere per la libertà e la fratellanza non si cancella né con la fame né con uno o con mille droni, con migliaia di tonnellate di bombe.
Solidarietà in Italia
La determinazione ad esigere un futuro di pace è da tempo in movimento, non solo nel Mediterraneo, ma sempre più nelle strade del mondo ed anche nelle coscienze di chi non ama particolarmente perdersi in vertenze e cortei, proteste e scioperi.
Un esempio per i nostri cari Giorgia, Matteo e Antonio? Un esempio piccolo, di casa nostra: lo sciopero della fame – una giornata di digiuno – che lo scorso 28 agosto hanno fatto migliaia di operatori sanitari in tutta Italia:
Medici, infermieri, tecnici, OSS, inservienti, impiegati e tanti altri ancora. Tutte e tutti per una volta hanno smesso le rivendicazioni legate solo al mondo sanitario, o a quello della propria piccola professione, e si sono guardati attorno.
Un’azione che potrà servire? Sicuramente, quando si comincia a ragionare in termini di solidarietà e ci si guarda attorno, non si smette più e, dopo Gaza, magari, si inizierà a guardare ad una società che investe in armi (e continua a vendere armi a chi fa crimini di guerra), mentre taglia sul welfare.
Appelli finali
Molto altro da aggiungere, ma alla fine bastano solo due appelli. Il primo rivolto a chi legge. Scrivete di Gaza, guardate alla Global Sumud Flotilla, e sostenetela nella sua utopia di umanità e di libertà non accettando niente che possa ostacolare la rottura dell’assedio di Gaza.
Il secondo appello è per le donne e per gli uomini in viaggio verso oriente: con tutte le nostre forze, per noi è un obbligo morale e politico, non lasciarvi da soli. أتمنى لك حظا سعيدا, atamanaa lak hazana saeidan!
La chiusura dei Camalli
Chiusa finale. Sempre sabato sera i Camalli di Genova, i combattenti lavoratori del porto, hanno ricordato che non accetteranno nessuna azione contro la Flotilla, altrimenti bloccano l’Europa.