Gaza, il mondo guarda e tace

Scritto il 29/07/2025
da Monica Vaccaretti


Considerate se questo è un uomo

"Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a casa il cibo caldo e visi amici; considerate se questo è un uomo...". Le parole con cui Primo Levi racconta nel suo capolavoro più famoso l'orrore dell'Olocausto si adattano drammaticamente ancora oggi a un posto che sembra dimenticato da Dio, come lo era Auschwitz.

Consideriamo se questo è un uomo

Anche i gazawi, sotto assedio da 659 giorni, vivono in un lager a cielo aperto dove la fame è di massa, le tende sostituiscono le baracche e le macerie coprono ogni cosa. Il palestinese lotta per sopravvivere, per un sacco di farina, per la sicurezza. Le donne non hanno accesso all'igiene, piangono figli tra le macerie, partoriscono in ospedali al collasso. I bambini camminano tra le fogne, cercano cibo nella sabbia, bruciano nelle tende, muoiono tra le braccia dei genitori senza medicine, senza ambulanze.

La vendetta oltre il crimine

La risposta di Israele agli atti di Hamas del 7 ottobre ha travalicato ogni limite, perdendo ogni logica e umanità. La violenza reciproca ha annientato la possibilità di convivenza, mentre la soluzione dei "Due popoli, due Stati" rimane inattuabile. La spirale di violenza si nutre del fallimento delle relazioni tra culture e fedi.

La memoria attraverso Levi

"Meditate che questo è stato", ammoniva Levi. Oggi quelle parole risuonano forti: la demolizione dell'uomo, narrata da Levi, accade di nuovo a Gaza. I palestinesi, come gli ebrei nei lager, hanno perso tutto, tranne forse il nome. Implorano di essere ricordati. La distruzione dell'uomo è in corso, lenta e totale.

La reazione del mondo

Allora si sapeva poco, oggi sappiamo tutto: immagini, video, testimonianze. Eppure il mondo resta inerte, anestetizzato. Le belle parole non bastano, la fame non si cura con un paracadute. L'ONU e l'OMS chiedono il cessate il fuoco. Ex ambasciatori denunciano "passi calcolati verso una pulizia etnica". La strage continua.

La speranza nelle parole di Pizzaballa

Il patriarca cristiano di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, invoca la pace e la dignità per i palestinesi. Ricorda che ogni ora senza aiuto è condanna, che non ci può essere futuro basato sulla prigionia e la vendetta. Auspica una guarigione tra popoli, un perdono che trasformi le ferite in saggezza. "Palestinesi, non sarete dimenticati."