Anchorage, la città più popolosa ed estesa dell'Alaska immersa nel verde tra le lande di ghiaccio, ospiterà il vertice di Ferragosto tra Stati Uniti e Russia. L'incontro tra il presidente americano Trump e il leader del Cremlino Putin è stato organizzato principalmente per trovare una soluzione politica alla guerra in Ucraina e si terrà, per ragioni di sicurezza, nella base militare statunitense di Elmendorf – Richardson. Al centro del summit tra le due delegazioni ci sarà anche la questione nucleare per la non proliferazione delle armi atomiche nonché quella dei dazi sul petrolio russo, delle sanzioni e dei rinnovati rapporti diplomatici tra Washington e Mosca che potrebbero portare ad una ripresa anche dei rapporti commerciali, congelati da anni, tra le due potenze mondiali. L'esito dell'incontro è alquanto incerto.
La scelta di Anchorage
La scelta dell'Alaska e di questa città di frontiera, che si affaccia sulla baia di Cook, come luogo per discutere sulla possibilità di una tregua e di un trattato di pace tra Russia ed Ucraina appare significativa e non casuale. Si evidenzia curiosamente come l'Alaska, che dista soltanto 90 chilometri dalla Siberia, sia stata acquistata dagli Stati Uniti d'America dall'Impero russo il 1° agosto 1868 grazie ad un accordo internazionale stipulato tra i due Paesi su iniziativa del segretario di Stato William H. Seward, sotto la presidenza di Johnson (17° presidente). In questo stesso luogo il 15 agosto 2025 si tratterà sulla cessione di altri territori, quelli ucraini, in cambio della pace. Su 3200 km quadrati di uno Stato europeo sovrano si decideranno qui sia le sorti di un popolo invaso tre anni fa sia gli equilibri mondiali futuri.
La colonizzazione russa dell'Alaska
La colonizzazione russa dell'Alaska era iniziata nel 1725 quando lo zar Pietro il Grande inviò i suoi esploratori lungo le estreme coste nordamericane e vi costruì i primi insediamenti, dapprima avamposti temporanei, dando il via a spedizioni commerciali. Tale colonizzazione divenne formale soltanto nel 1799 quando, con il decreto Ukase, lo zar Paolo I rivendicò alla Russia tutti i territori americani a nord del 55° parallelo. La colonia con capitale Nuova Arcangelo (oggi Sitka), sotto l'autorità diretta della Compagnia russa d'America, prese il nome di America russa.
La cessione dell'Alaska agli Stati Uniti
La cessione del territorio, quasi 150 anni dopo, fu decisa per motivi strategici e finanziari. La colonia, che si estendeva per circa 1.600.000 chilometri quadrati, era militarmente poco difendibile. L'Impero russo temeva di essere costretto a dover cedere, prima o poi, questo ampio e spopolato territorio all'Impero Britannico, suo avversario, che già aveva colonizzato il confinante Canada. Decise pertanto di iniziare delle negoziazioni per offrirlo all'America. Le trattative si conclusero con un affare considerato vantaggioso per entrambe le parti. L'Alaska fu ceduta nel 1867 in cambio di 7.200.000 dollari americani, oggi equivalenti a circa 141 milioni di dollari. L'opinione pubblica americana accolse sfavorevolmente l'acquisto, considerandola una terra selvaggia e gelata. Il New York Tribune definì l'Alaska “la follia di Seward”, “la ghiacciaia di Seward” e “lo zoo degli orsi polari del presidente Johnson”.
Gli Stati Uniti furono soddisfatti dell'accordo in quanto consideravano l'Artico un avamposto militare strategico. Soltanto decenni più tardi si scoprirono anche le immense risorse minerarie. L'acquisto avrebbe permesso inoltre di impedire un rafforzamento della colonia britannica del Canada ed avrebbe altresì aiutato finanziariamente San Pietroburgo. L'assegno n.° 9759 emesso dagli Stati Uniti in favore dell'Impero Russo poteva essere inteso anche come ricompensa per essere stato un utile alleato durante la guerra di Secessione, contrariamente al Regno Unito che si era apertamente schierato con i Confederati.
L'acquisto dell'Alaska ribadiva infine la dottrina Monroe (1823), secondo la quale l'America doveva essere degli americani, oggi tornata in auge sotto l'amministrazione Trump. Tale ideologia mirava allora ad affermare la supremazia degli Stati Uniti d'America nel continente nordamericano contro gli interessi delle potenze europee, che cercavano di estendere la loro influenza anche al di là delle colonie detenute nel continente. Anchorage, semplice villaggio eschimese, divenne una strategica città navale nel 1915 quando la ferrovia Alaska Railroad, voluta dal presidente americano Wilson per collegare il mare con l'interno del Paese, la trasformò nel più importante scalo commerciale della regione.
Il vertice attuale e il contesto geopolitico
L'evento che si svolgerà ad Anchorage a Ferragosto sembra ricalcare la storia. La terra oggi contesa per le sue ricchezze è un'altra, oltreoceano, nel continente europeo minacciato dall'espansione russa ma, come allora, sono gli interessi geopolitici, economici e militari di Stati Uniti e Russia ad influenzare pesantemente le decisioni che si prenderanno al summit. I protagonisti, anche se non tutti invitati, sono sempre gli stessi: americani, russi, europei.
Agli ucraini, come i nativi dell'Alaska di ieri, non viene chiesto di decidere del destino delle loro terre. Gli Europei, convitati di pietra al vertice, ritengono inaccettabile, in cambio di un cessate il fuoco, la cessione alla Russia dei territori parzialmente occupati dopo l'invasione. Kiev ritiene che Crimea, Donbass, Luhansk, Donec'k, Cherson e Zaporizhzhia non siano negoziabili.
I leader europei ribadiscono che una pace giusta e duratura non si possa raggiungere riconoscendo la vittoria alla Russia, che ha calpestato ripetutamente il diritto internazionale sul quale si deve fondare non solo la condotta in guerra ma anche la stipula dei trattati di pace. Essi sono accordi con cui lo stato vincitore, di concerto con lo Stato vinto ovvero unilateralmente, detta le condizioni economiche, politiche e militari a cui sottoporre e vincolare lo Stato sconfitto.
Nel conflitto armato in Ucraina non è possibile delineare chiaramente ad oggi chi sia il vinto e chi sia il vincitore. L'iter corretto di un trattato di pace prevede inoltre che le potenze in conflitto firmino preliminarmente un armistizio e, a truppe ritirate, vengano avviati dei negoziati per concludere l'accordo con l'obiettivo di ripristinare la sicurezza collettiva. Alla vigilia del summit di Anchorage, la Russia lancia ancora missili e droni sull'Ucraina. Resta inoltre il timore - in caso in Alaska si raggiunga un accordo, seppur improbabile - che la Russia violi il principio fondamentale “Pacta sunt servanda”, espressione latina che nel diritto internazionale sancisce l'obbligo che gli accordi presi siano rispettati.
Il significato del nome Anchorage
Anchorage significa ancoraggio, ossia un luogo dove si può gettare l'ancora per rimanere ormeggiati. Si tratta di una manovra nautica che permette di vincolare un'imbarcazione al fondo marino così da assicurare uno stazionamento sicuro nonostante il vento, le correnti e lo stato del mare. Il termine simboleggia pertanto un'operazione che consente di creare un aggancio o un collegamento.
Che Anchorage sia allora di buon auspicio, tra le inquietudini del mondo, restando nella storia anche per essere il luogo in cui sono state gettate le basi per costruire una pace vera per una terra lontana. Ad Anchorage c'è bisogno che si manifestino ancora due aspetti che hanno caratterizzato due storie che qui si sono compiute: un eroico coraggio nel concludere una missione umanitaria ed un grande rispetto per i popoli nativi di terre contese.
La storia di Balto e la Grande Corsa della Misericordia
La fama di Anchorage, tornata alla ribalta in questi giorni, è legata infatti a due storie che affascinano i turisti che la visitano. La prima, più leggendaria, è quella del cane Balto che nel 1925 guidò la muta del musher Leonhard Seppala per portare da Anchorage a Nome, sullo stretto di Bering, l'antitossina necessaria per debellare l'epidemia di difterite che aveva colpito centinaia di bambini. La cittadina era distante 600 miglia dalla capitale dell'Alaska ma i cani da slitta riuscirono a compiere la staffetta in un tempo record, soltanto 5 giorni dal 27 gennaio al 1° febbraio, sfidando condizioni meteo estreme e una temperatura media di 40°C sotto zero.
In memoria di quegli husky è stata eretta nel centro di Anchorage una statua di bronzo che ritrae Balto, il cane che compì l'ultima staffetta di 55 chilometri, come se stesse ancora correndo. Dopo Rin Tin Tin, è la celebrità canina più famosa di tutti i tempi e sulla sua eroica missione la Disney ha realizzato un film d'animazione (1995). In ricordo di quella disperata corsa del siero, nota come “Serum Run” o Grande Corsa della Misericordia, si svolge ogni anno in Alaska l'Iditarod Race, la gara sleddog più importante e famosa del mondo, che segue parzialmente il tragitto compiuto nel 1925.
I totem e le culture native dell'Alaska
Anchorage è nota infine per essere la città dei totem, simbolo della civiltà indiana. Per conservare le tracce delle undici culture indigene dei popoli nativi dell'Alaska che abitavano le coste del Pacifico – tra cui gli Inupiat, Yup'ik, Aleuti e Tlingit – in città è custodita la più grande collezione al mondo di questi alti pali di legno scolpiti. Essi raffigurano animali spiriti protettori della comunità, in quanto antenati mitici degli individui che ne fanno parte, simboleggiando il legame dell'uomo con la natura.